Mediante la pratica artistica l’uomo tenta di imitare la natura, di riprodurre le cose che vede e che sente, filtrandole attraverso la propria intimità. Questo affermazione risulta ancor più ficcante se si prendono in esame le sbalorditive creazioni di Liu Bolin, giovane artista cinese che oltre ad imitare le cose che lo circondano mira ad assumerne la stessa forma, come una sorta di camaleonte umano. L’artista è nato nel 1973 e lavora a Pechino, nella sua serie di opere denominate Camouflage Bolin dipinge interamente il suo corpo fino a fargli assumere l’estetica di ciò che lo circonda.
Il procedimento che genera questa sorta di body art performance è estremamente laborioso e per portare a termine ogni opera l’artista impiega più di 10 ore. Le opere sono in seguito documentate da una serie di fotografie decisamente affascinanti. Il gesto di Bolin scaturisce dalla voglia di non adattarsi alla società contemporanea, in special modo a quella cinese che molto spesso compie atti di repressione contro gli artisti.
Gli autoritratti divengono quindi simbolo di un’identità negata e di una protesta contro lo stesso stato che nel 2006 ha smantellato il suo studio assieme a quello di altri artisti nel Suojia Village con l’intento di disperdere quella rivoluzionaria realtà. Da allora le performance di Liu Bolin mescolano fotografia, pittura, happening e body art permettendo all’artista-camaleonte di fondersi coi mattoni di muri semi demoliti, slogan olimpici o ideogrammi di propaganda politica, fino ad identificarsi con l’emanazione vivente dell’ex Timoniere Mao Tse Tung, la cui gigantografia campeggia ancora in piazza Tien An Men.
In questi giorni (fino al prossimo al 14 novembre) Fondazione Forma per la Fotografia di Milano ospita Hiding in Italy, personale dell’artista cinese e frutto della sua seconda produzione in Italia supportata da Fondazione Italia Cina, Boxart Galleria d’Arte, Asian Studies Group, Veneranda Fabbrica del Duomo e Mazen. Se vi va di vedere qualcosa di realmente sensazionale, fateci un salto e non rimarrete delusi.
Commenti (1)