A distanza di due anni dal successo della prima mostra italiana, la galleria CO2 di Roma inaugura la seconda personale dell’artista cinese Ma Liang. The Unexpected World, questo il titolo della mostra a cura di Silvia Cirelli che verrà inaugurata sabato 23 ottobre alle ore 19, avvalora ancora una volta l’attenzione di CO2 verso l’arte contemporanea orientale e i suoi continui e stimolanti sviluppi, proprio in concomitanza dell’ottava Biennale di Shanghai che inaugurerà lo stesso giorno e alla quale Ma Liang è stato invitato a partecipare.
Fotografo e grande amante delle arti performative, Ma Liang si conferma uno degli artisti più interessanti del panorama culturale cinese, sempre pronto verso nuove e differenti ricerche sperimentali, come dimostrano le varietà di linguaggi e di codici espressivi presenti nei suoi lavori. Per questa seconda personale si è dunque deciso di mettere in mostra una panoramica più vasta delle opere di questo artista di eccezionale talento. L’intero percorso si sviluppa infatti non solo sulle sue serie più oniriche e utopistiche come Little Flagman, racconto di un ingenuo aviatore che aspetta l’incanto di un’illusione, o Portrait of Mephisto, l’interpretazione in chiave contemporanea di un Mefisto che insegue il potere e la magia della creazione, ma si è voluto presentare anche un Ma Liang senza colori. Leaves of Grass e Second Hand Tang Poem sono infatti una raccolta di suggestive fotografie in bianco e nero dove il magnetismo della memoria e le polveri dei ricordi fanno da padroni. A differenza dalle sue serie dagli accesi colori fiabeggianti, questi scatti tradiscono un’insolita impronta classica che rievoca con particolare discrezione la pittura tradizionale cinese. L’ombra di “antichi pennelli” è specialmente percepibile in Second Hand Tang Poem, dove le vedute di lontane e malinconiche colline sembrano accompagnare i versi di Li Shangyin, poeta della dinastia Tang (800 ca) che più volte Ma Liang cita come ispiratore di questi lavori.
Anche se queste serie richiamano profumi antichi non si possono però non cogliere quelle tracce di un Ma Liang sempre pungente e caustico, ed ecco colline costruite su agglomerati di vasi e ceramiche tradizionali abbandonate, solitarie isole che nascondo volti umani e curiosi esploratori seguiti da inanimati amici. A chiudere la mostra lo straordinario trittico Journey to the West, emblema dell’incredibile poetica dell’artista: plateale, enfatica e carica di un forte potere illusorio. Una città immaginaria dalle luci soffuse dove convivono volatili con l’elmetto che fanno da guardia ad un tempio, ricci in veste di monaci ed un osservatore nascosto, forse burattinaio del villaggio.