Dopo Genova (Palazzo della Mercanzia, 2008), dopo Milano (Biblioteca Umanistica, presso la Chiesa dell’Incoronata, 2009), dopo Venezia (Magazzini del Sale, 2010), Marillina Fortuna porta i suoi “residui” il 18 novembre alla Galleria Novalis Contemporary Art di Torino. “Residui”, ma anche “Junk”, spazzatura, resti di cose che erano e non sono più, almeno nella forma originaria. Resti di artificio industriale: lavorati dal mare, dal vento, dall’acqua e approdati nelle mani dell’artista. Recuperati a un nuovo destino. Forme nate da altre e perdute forme; colori trasmutati da altri colori. Un inedito – inesistente prima che l’artista lo creasse – paesaggio che si fa deposito, memoria, allusione e illusione.
Nel solco dell’objet trouvé di surrealistica ascendenza, del ready made del gran mago Duchamp, ma anche dell’arte concettuale degli anni Sessanta e della land art di titaniche ambizioni, i “Residui” di Marillina Fortuna parlano il linguaggio dell’arte moderna e contemporanea, certamente, ma anche quello profondo e arcano dell’inconscio, di quel “rimosso” che tanta parte gioca nel paesaggio interiore di ognuno di noi e dell’artista in particolare. Nello “spazio indeciso” nel quale vivono i suoi “residui”, Marillina disegna così un paesaggio, dove i frammenti nascono a nuova vita – ri-nascono – in un continuo moto di trasformazione, in un percorso che si fa viaggio: un viaggio immaginario verso “isole”, “giardini”, “città”…
Nello “spazio indeciso” come lo definisce Gilles Clément nel Manifesto del Terzo Paesaggio, il residuo di Marillina “viaggia” e si deposita in uno spazio privilegiato, diventando, scrive l’artista, “protagonista. Nell’assemblaggio infatti, il residuo si evolve, andando a formare figure, luoghi, oasi, giardini immaginari e immaginati, spazi conclusi ma spesso in movimento, liberi di produrre senso”.
E saranno allora Lands e Flowers, terre e fiori, isole e giardini, da leggere come “scorci, riaffioramenti, ricordi, viaggi immaginari ma possibili, spazi che prendono forma e che diventano… giardini, spazi chiusi ma liberi che vivono e possono vivere sempre grazie all’acqua: terre che emergono dal mare (la serie delle Isole), città (Milano vicina all’Europa, Venezia, Un pesce fuor d’acqua?), deserti che abbandonano l’aridità (Contro-tendenza), giardini in ‘movimento’ (Terzo Paesaggio), fiori sempre in movimento (Oltre il giardino, , Vasi infranti, Il vento fa il suo giro)…”.
Un mondo nuovo e fantastico che rimanda tuttavia alle origini: terra, acqua, aria. Gli elementi primari della vita e delle vite del pianeta e dei suoi abitanti, siano essi piante, animali, uomini. Ed è qui, in questo mondo nuovo creato dai resti e dagli scarti, che si leva – inevitabilmente – il grido d’allarme di Marillina: fino a quando la “spazzatura”, sia essa concreta o mentale, potrà essere recuperata e rivitalizzata? Fino a quando il fragilissimo equilibrio del nostro habitat reggerà agli insulti e alle devastazioni? Fino a quando la materia che ci sostiene e si evolve resisterà allo spreco, alla dissipazione, all’abbandono?