Mentre ci lamentiamo del nostro sistema dell’arte c’è da dire che negli states le cose non vanno meglio o forse vanno meglio davvero, visto che i musei sono ormai diventati degli enormi carrozzoni dello spettacolo dell’arte, buoni solo per attirare vips e quindi sponsors danarosi.
Niente di strano quindi che al gala del MOCA, Museum of Contemporary Art di Los Angeles, istituzione guidata dal quel vecchio volpone di Jeffrey Deitch, si sia presentata una folla arrembante di personaggi celebri presi dalla bramosia di far vedere al mondo intero che anche loro sono degli acculturati che sostengono la cultura. Forse anche i musei italiani dovrebbero privatizzarsi totalmente ed organizzare dei gala per racimolar quattrini, magari si potrebbe così risolvere il problema della mancanza di finanziamenti da parte di istituzioni e governi sempre più assenti e stitici. Ed allora ecco che per mettere in scena questi eventi mondani, queste collette autorizzate che non hanno niente a che vedere con l’arte, Il MOCA ha chiamato proprio un artista, Doug Aitken, nello specifico. Del resto dopo il gala dello scorso anno, sostenuto dalla performance di Lady Gaga e Francesco Vezzoli, ormai il MOCA si è tramutato nel set de Il falò delle vanità. Per la sua performance di intrattenimento Aitken ha inscenato una sorta di asta di bovini all’americana con tanto di imbonitore e si è fatto aiutare musicisti di spicco quali Beck, Caetano Veloso, ed un rasatissimo Devendra Banhart. Oltre a questo cast non sono mancati i vari vips come Will Ferrell, Gwen Stefani, Paz de la Huerta, Werner Herzog, Eli Broad e John Baldessari.
Ebbene la serata è andata alla grande visto che alla fine il MOCA è riuscito a raccogliere la bellezza di 3 milioni di dollari. Se prendiamo ad esempio il Macro di Roma, esso usufruisce di 1,5 milioni di euro in finanziamenti ma una possibile trasformazione in fondazione potrebbe fruttare 6 milioni di euro (stimati). A volte la privatizzazione non è la cura di tutti i mali ma in clima di immobilismo generale forse potrebbe risolvere qualche problema.