Il film italiano Benvenuti al Sud del 2010 è il remake del film comico francese “Bienvenue chez les Ch’tis”, da noi bizzarramente tradotto con “Giù al nord”, forse proprio perché lo stereotipo poi realmente ci circonda e convive con noi.
Lo stereotipo infatti assale perfino i produttori (o chi per loro) che avevano già identificato il concetto di “giù”, ovvero “scendere”, ovvero “sud” come elemento da parodiare, forse stupiti che la parodia francese fosse rivolta ad un popolo che si trova a nord. Tuttavia l’operazione di trasposizione col sud d’Italia, a mio avviso funziona. La versione italiana è gradevole e divertente, sebbene ricalchi in larga parte l’originale. Il film diretto da Luca Miniero tuttavia non è l’unico remake, pare ne sia previsto uno con Will Smith, che ha acquistato i diritti dalla Pathé per un adattamento statunitense, ambientato nel Nord Dakota.
Il film originale è basato sugli stereotipi e pregiudizi che i francesi hanno riguardo ai Ch’tis, della regione Nord-Passo di Calais: popolazione nota come eccessiva e sbevazzona che parla l’incomprensibile lingua piccarda. Nella versione italiana, le modifiche, sebbene non molte, si adattano con intelligenza, ai luoghi comuni di cui circondiamo il sud e la Campania. Il protagonista milanese (Claudio Bisio) che va a lavorare come direttore di un ufficio postale nel paese di Villabate, parte come se andasse in guerra: non confesserà mai alla moglie che in verità la vita che conduce al Sud non è poi così difficile. Tra le scene originali della versione italiana trovo esilarante quella in cui i colleghi del marito inscenano una scorta armata, coinvolgendo l’intero paese, per far paura alla moglie del protagonista in visita: egli infatti aveva confessato loro che da quando sta nel “terribile sud” lei lo ama di più e il suo matrimonio è migliorato.
Nel film compare, in un cameo, Dany Boon, il regista del film francese, è un cliente francese che desidera spedire un pacchetto, ma che parla in maniera incomprensibile e che viene invece capito dai campani in un surreale dialogo in dialetti stretti. Forse il senso più tenero nel film sta nella frase del co-protagonista Siani: “chi viene al sud piange due volte, la prima quando arriva; la seconda quando se ne va.”