La Galleria V.M.21 artecontemporanea di Roma presenta al pubblico il 16 dicembre 2010 la mostra Il paesaggio (dipinto): Jernej Forbici, Maddalena Mauri, Nicolas Pallavicini a cura di Antonio Arévalo. L’evento vuole essere una ricognizione sugli artisti d’oggi. Artisti che al di là della loro provenienza geografica si incontrano sulla scena, che hanno una uguale proposta energetica e che hanno maturato la loro personale ricerca: Jernej Forbici (Nato nel 1980 a Maribor, Slovenia), Maddalena Mauri (Nata a Roma; vive e lavora a Viterbo) e Nicolas Pallavicini (Nato nel 1976 a Buenos Aires, Argentina).
La collettiva presenta paesaggi che si sono rimodellati nei tempi e con i tempi: paesaggi onirici, paesaggi contaminati, paesaggi fittizi, che attraverso l’uso della pittura, fanno esplodere le loro contraddizioni e vi si adagiano. Un paesaggio che vive attraverso l’uso e attraverso la percezione. Un paesaggio che mostra le sue qualità geometriche, compositive e materiche.
I quadri di Jernej Forbici raccontano di idilli e di paesaggi perduti, della bellezza del mondo e del fallimento umano. Sono, dunque, focali le dicotomie delle sue visioni terribilmente belle che, nelle sue opere, a prima vista ci opprimono e con le quali l’artista grida, allarmando il mondo, “we are standing on the edge”. L’orizzonte è posizionano in alto in modo tale che l’artista possa riempire quasi tutta l’altezza del dipinto con un paesaggio di cultura. Il pavimento un po’ ondulato è diviso in sottili strisce, sporadicamente c’è vegetazione e serpeggiano dei sentieri fiancheggiati da alberi messi in una fila diritta. Dolcemente si estende davanti ai nostri occhi una pianura slovena descritta meticolosamente.
Maddalena Mauri rappresenta la relazione che ha con la sua visione del passaggio, di cui fa circolare il suo presente e il suo immaginario, quasi come certi poeti dell’ottocento che guardarono popolarsi, attraverso i loro occhi, un intero paesaggio e successivamente lo videro svanire. L’artista riunisce la materia: terre colorate, impastate e spennellate; le convoca sulle pareti fino a farle lievitare. Sfida i materiali. E’ la duttilità del segno e del gesto che parla, che avvolgerà e che stratificherà. “Una storia strettamente personale”, che come un diario è spesso fiduciosa, ma anche drammatica e movimentata, come far scorrere per un attimo una tenda e scoprire una luce, un’ombra, un alba, un crepuscolo. Il suo intervento non è ambientazione, environment, poiché l’obiettivo è cogliere un’esigenza di fondo, misurarsi con lo spazio.
Nicolas Pallavicini è un pittore vero, uno dei pochi contemporanei a credere seriamente e con grande responsabilità alla forma quadro. Il colore nelle sue tele è materia che si compone nello spazio dato con sapienza e con una pratica continua e costante. Occuparsi di un tema, così controverso e spesso relegato solo alla pittura di maniera, paesaggista, è una sfida che affronta e rilancia nel migliore dei modi.
Nel caso di queste opere infatti il tema non è una scusa o un argomento, ma è l’opera stessa. Queste tele non rappresentano nessun paesaggio, ma sono della stessa natura di esso. E’ il colore, che come materia, si organizza in paesaggio, così come, è lo sguardo ad organizzare la natura in paesaggio. L’artista unisce la potenza espressiva dell’astrattismo a un tema e lavora in controsenso, lasciando che in alcuni momenti sia il paesaggio a rivelare la natura intrinseca della pittura e in altri sia la pittura a rivelare la natura del paesaggio.