Pontypool è un film horror canadese del 2009, per la regia di Bruce McDonald.Si tratta dell’adattamento cinematografico del romanzo di Tony Burgess: Pontypool Changes Everything.
Si ambienta quasi interamente in maniera claustrofobica all’interno di una radio. Le notizie che vengono da fuori sono dapprima molto confuse, si pensa ad uno scherzo, tuttavia anche gli inviati speciali iniziano a raccontare delle storie improbabili e impossibili. L’intero paese è vittima di una stranissima nuova malattia, tutti impazziscono.
I ritmi sono molto ben giostrati e gli eventi accadono in maniera surreale, sempre più folle, ma paradossalmente delineata. Trovo molto bella l’idea di una mallattia che stia nel linguaggio, nella comprensione profonda di alcune parole che imbrigliano il cervello: in questo assunto c’è sottintesa l’idea che normalmente le diciamo senza comprenderle a fondo, ovvero nella loro normalità le parole si disinnescano da sole. Nel loro stesso essere volatili, dunque, le sequenze letterarie viaggiano sopra noi e dentro noi aggirando la comprensione profonda: afferrarle nella lingua madre e nella radice, significa catturarle e forse imbrogliarsi dentro.
Come si disinnesca a forza quello che normalmente avrebbe dovuto sempre essere innescato? Come si fa ad evitare di comprendere, sapendo che non hai mai compreso e al contempo cercare di comprendere come sia possibile?
Devo ammettere che questa parte del film l’ho trovata molto nelle mie corde (folli?)
Qualche difetto però il film, a mio avviso, ce l’ha. Ad esempio forse ho trovato il finale un pò troppo barocco e “sovrasteso”, diciamo così… ammesso che quel che dico abbia sempre senso, ma il film stesso mi insegna che è meglio non soffermarmi e non capire proprio tutto fino in fondo.