Una mostra sulle diversità organizzata dalla Smithsonian Portrait Gallery di Washnigton DC (per saperne di più leggete il nostro articolo e questo secondo approfondimento). Un video dell’artista David Wojnarowicz che viene censurato e rimosso dal museo. Due coraggiosi manifestanti/artisti Michael Iacovone e Mike Blasenstein tentano di riproiettare il video all’interno degli spazi tramite un iPad ma vengono allontanati e banditi dal museo. Si tratta della cronaca di uno dei più gravi casi di censura all’arte ed alla libertà di espressione degli ultimi anni. Globartmag vi offre oggi un’intervista esclusiva a Iacovone e Blasenstein per far luce su questa vergognosa vicenda:
1 Potete dirci cosa è realmente successo alla Smithsonian National Portrait Gallery e spiegarci l’importanza della vostra azione?
Michael Iacovone: Abbiamo deciso che il video doveva essere rimesso in galleria e nessun’altro aveva intenzione di farlo. Abbiamo quindi pensato che non sarebbe stato difficile mostrare il video su di un iPad ed in seguito filmare le interazioni del pubblico, inoltre non c’era ragione per non farlo. Dopo circa 10 minuti dall’inizio della nostra azione la sicurezza del museo ha sentito il bisogno di fermarci. Io sono stato ammanettato e siamo rimasti in consegna sino all’arrivo della polizia. Come artista penso che l’azione sia stata importante poichè se non ti schieri contro le decisioni istituzionali allora non puoi far altro che accettarle. Non sto parlando della maggioranza delle persone o delle persone che aiutano altri ad essere eletti, sto parlando di tutti. E sono ancor più preoccupato perchè non vedo più dissenso in giro. Le persone sembrano arrabbiate ma accettano ogni decisione istituzionale, solo pochi hanno il coraggio di aprire un confronto.
Mike Blasenstein: Abbiamo semplicemente riportato l’arte in un posto dedicato all’arte, parliamo di un’opera che si trovava nel museo fino a pochi giorni prima del misfatto. La sicurezza ci ha fintamente accusati di volantinaggio e di fare riprese non ammesse, ma si tratta di scuse per buttarci fuori. Siamo stati puniti per aver portato l’arte in un museo di arte. Penso sia stata un’azione importante perchè le forze ignoranti ed intolleranti (alcune frange cattoliche e alcuni politici anti-gay) hanno letteralmente esercitato pressioni sulla Smithsonian costringendola a zittire un artista come David Wojnarowicz che ha lottato tutta la sua vita per non essere messo a tacere. Ironicamente l’arte di Wojnarowicz era bersagliata anche 20 anni fa, quando era ancora vivo, dagli stessi politici di oggi. Ed anche se per i gay americani le cose sono migliorate, siamo ancora bersagliati da coloro i quali volevano farci scomparire. Negli anni ’80 questi figuri pensavano che l’AIDS ci avrebbe uccisi tutti ed erano abbastanza contenti da lasciar accadere tutto questo, restando a guardare. Queste persone dovrebbero sapere che non non abbiamo intenzione di andarcene, malgrado i loro tentativi di metterci a tacere. Siamo semplicemente una parte dell’America, come chiunque altro.
2 Penso che David Wojnarowicz e le sue ribellioni contro il conformismo, il consumismo e l’automazione rappresentino un grande segno di libertà e apertura. Ciò che riesco a comprendere è: perchè la Smithsonian National Portrait Gallery ha organizzato una mostra focalizzata sulle differenze sessuali ed in seguito ha deciso di emarginare un artista? Cosa ne pensate?
M.I. : Sulle prime sono stato molto colpito dalla mostra, è un evento decisamente importante. La mostra è stata approvata dal consiglio del museo e stiamo parlando di persone che hanno il potere di decidere ciò che deve essere esposto alla National Gallery. Essi ricoprono un ruolo importante e prestigioso e sono sicuro che sono stati orgogliosi di aver organizzato una mostra del genere. La decisione di censurare la mostra è stata presa da G. Wayne Clough a causa delle pressioni ricevute. Egli era nella commissione ed ha approvato la mostra ed era a conoscenza della sua tematica. Quindi fino ad un certo punto l’idea della mostra è apparsa a tutti come una buona idea. Ma come detto ci sono state pressioni. Questo è il problema. Adesso che determinate persone sanno che esercitando pressioni su un museo possono indurlo alla censura, questi misfatti potrebbero succedere ancora. Tutto questo deve essere fermato.
M.B. : G. Wayne Clough ha preso la decisione di censurare David Wojnarowicz. La National Portrait Gallery è solo una parte della Smithsonian quindi il direttore della galleria non ha potuto far niente per opporsi a questa decisione. I politici Avevano minacciato di togliere i fondi alla Smithsonian per 11 secondi di un video che parla di un uomo che muore di AIDS in America negli anni ’80. In due giorni (o meno) la Smithsonian ha censurato il video piuttosto che opporsi alle minacce dei politici che hanno ammesso di non aver nemmeno guardato il video. La Catholic League ha acceso le polemiche dichiarando che il video era anti-cristiano ed ha accusato la Smithsonian di aver messo in mostra il video durante il Natale con l’intento di insultare tale festività. Cosa penso di tutto ciò? Penso che Clough sia caduto in un tranello fatto di bugie, minacce e paura ed abbia quindi ceduto a queste pressioni. Con ciò egli ha spedito un chiaro messaggio: la Smithsonian cede davanti alle bugie e lascia vincere l’ignoranza.
3 Ai Weiwei, David Wojnarowicz e così via. Sono tutte vittime di una mancanza di libertà di espressione. Pensate che l’arte possa essere una minaccia per una nazione?
M.I. : Si, l’arte può decisamente rappresentare una minaccia per una nazione. Ma la storia ci insegna che la minaccia può trasformarsi in cambiamento sociale. Nel 1980 eravamo nel mezzo della bufera AIDS ed il presidente Ronald Reagan si rifiutò di pronunciare la parola “AIDS” in pubblico. Gli artisti solitamente hanno a che fare con queste tematiche. Gli artisti riescono a portare questi problemi all’attenzione del pubblico e quindi si, possono apparire come minacce. Ma guardati alle spalle oggi, coloro i quali erano minacce oggi sono eroi e tutti ammirano il loro coraggio e celebrano la loro arte.
M.B. : Personalmente non sono un artista, ho seguito corsi di storia dell’arte, ma come parte del pubblico non penso che l’arte sia una minaccia. L’arte risiede su di una tela o in una stanza, non tenta di percuoterti o di lasciarti morire di fame o di rubarti il lavoro. Ma il confronto che l’arte genera può trasformarsi in minaccia. Forse perchè alcune persone non vogliono pensare al messaggio che l’arte tenta di diffondere. E con le sue azioni la Smithsonian ha praticamente dichiarato: “Va tutto bene, non hai bisogno di pensare. Noi nasconderemo le idee che ti danno fastidio” e questo e lo sbaglio più grande che un museo possa fare.
4 Quale è la vostra opinione riguardo a questo estremo atto di censura all’interno di un Paese libero come gli Stati Uniti?
M.I. : Mi sento imbarazzato ed infuriato. Viviamo a Washington DC e siamo nel 2010, il solo pensiero che tutto questo poteva succedere qui e adesso mi sembrava ridicolo. Penso però esista un’America migliore di questa e la vasta maggioranza della popolazione non approva questi atti di censura.
M.B : La cosa più bella dell’America è che tutti possiamo decidere cosa significa “libertà”. Il governo non detta legge sul popolo è il popolo a farlo. I politici che hanno perpetrato questo atto di censura stavano agendo per il bene della gente che li supporta. Queste persone pensano che libertà significhi non aver a che fare con idee non volute all’interno di spazi pagati dai contribuenti. A questo gruppo di persone è divenuto ancora più potente negli ultimi anni. Questa è la lotta intestina in cui l’America si trova invischiata in questi anni. Probabilmente è una battaglia che c’è sempre stata. Ma ora le persone che hanno la “Libertà di censura” sono più organizzate ed unite di noi che crediamo nelle diversità. Ed i politici eletti da queste persone fanno i loro interessi in maniera spietata.
5 Pensate che le istituzioni americane stiano tentando di nascondere la minaccia dell’AIDS, proprio come negli anni ’80?
M.I. : No non lo penso, è una questione che progressivamente siamo riusciti a sorpassare. Ma ci sono ancora persone che non si sentono a proprio agio quando si affrontano tematiche omosessuali e specialmente quando devono confrontarsi con la sessualità degli omosessuali.
M.B. : Penso che molte persone non vogliono vedere quello che a loro non piace. Molti non vogliono credere che l’America o la società americana abbia fatto qualcosa di sbagliato. E’ più facile censurare un video che guardarlo e pensare due secondi al messaggio che quell’opera sta tentando di trasmettere.
6 Secondo voi alcune istituzioni artistiche limitano sistematicamente la libertà di espressione di artisti e curatori?
M.I. : Il lavoro di queste istituzioni è decidere cosa esporre nei loro spazi ed è anche un loro dovere decidere cosa rappresenti al meglio i loro obiettivi. Quindi, limitano la libertà degli artisti? La risposta è si, non possono rappresentare in maniera accurata tutta l’America e gli artisti americani. Ed ancora, essi prendono decisioni basate su pressioni esterne? Spero di no, ma sembra proprio quello che sta succedendo ora. Sono sicuro che persino i curatori siano limitati, poichè non possono metter in mostra tutto quello che vogliono. Non hanno la libertà di decidere e devono rendere conto ai loro capi. E’ triste ma penso che questa censura riporti il tempo indietro fino agli anni ’80, quando l’America era ancora più conservatrice. Lo stesso posto che provava vergogna per l’AIDS e lo stesso posto che emarginava gli artisti.
M.B. : Come detto non sono un un artista e non conosco il mondo dell’arte. Ma bisogna combattere per la libertà di espressione sia negli Stati Uniti come nel resto del mondo. La domanda è: Chi difenderà la libertà di espressione? Apparentemente, non lo Smithsonian.