Non è che non ci fossero i film comici italiani, nel periodo natalizio, quando da piccolo andavo al cinema. Penso sopratutto agli Ottanta. Solo che i film italiani più visti vedevano come regista o attore di solito Roberto Benigni, Massimo Troisi, Carlo Verdone o Francesco Nuti. Di questo mi nutrivo. Ora per lo più mi annoio.
In molti casi si parlò di “malincomici”. Si scrisse questo termine sopratutto pensando a Nuti, nelle cui commedie la trama ironica e le gag comiche si mescolavano ad una tristezza e a momenti di tenero impaccio del protagonista alle prese con la vita o con un amore. Mi soffermo ancora su di lui: Francesco Nuti nasce a Prato il 17 maggio del 1955.
Nel 1982 Nuti abbandona il trio “i giancattivi” e inizia la carriera solista al cinema con alcuni film diretti da Maurizio Ponzi. Il suo primo film da regista è Casablanca, Casablanca del 1985; con esso vince il premio come miglior regista esordiente al Festival Internazionale del Cinema di San Sebastián e il secondo David di Donatello come miglior attore.
La parabola ha una discesa molto triste. Il declino anzitutto commerciale arriva a metà degli anni Novanta e con esso, poco dopo, anche un declino personale, l’alcolismo, la depressione e alcuni tentativi di suicidio.
Tuttavia questa non è una rubrica di psicologia spicciola, e peraltro ovviamente non sono nemmeno in grado di parlare da psicologo. Inoltre i suoi fattori personali, la vita affettiva, i problemi del carattere, tutto di lui mi è in fondo ignoto… come spesso tutto ci è ignoto (e credo pefino giustamente) delle persone e degli artisti che seguiamo… io andavo soltanto al cinema a vedere i film, ridevo, sorridevo, mi immalinconivo.
Il 2 settembre 2006 Nuti entra in coma a seguito di un incidente domestico. Non tutti lo sanno ma sebbene sia sopravissuto pare sia costretto su una sedia a rotelle e muto dal giorno dell’incidente… e forse volevo solo dire che mi manca.