Garage42 è un format pensato per la nuova sede del Velan Centro d’Arte Contemporanea di Torino. Trasferitosi in via Saluzzo, il Velan center, con l’appuntamento garage42 propone due artisti, nei lavori dei quali siano riscontrabili delle assonanze, dei rimandi, sottolineati dall’accostamento nello spazio della galleria.
Il format intende sottolineare l’idea di uno spazio condiviso, che non è solo fisico, ma anche e soprattutto mentale. Una contaminazione di linguaggi, favorita, in fase progettuale, da un forte dialogo a tre, tra gli artisti e il curatore. Dopo il primo garage42, con Davide Bertocchi e T-yong Chung, per il secondo appuntamento – spiega la curatrice Francesca Referza– ho invitato gli artisti Loris Cecchini (Milano, 1969) e Sabrina Torelli (Reggio Emilia, 1966). Il punto di contatto su cui si basa la bipersonale torinese sembrerebbe piuttosto frutto di una coincidenza momentanea individuata nei percorsi altrimenti distanti dei due artisti e tuttavia, a ben guardare, le riflessioni di Loris Cecchini e quelle di Sabrina Torelli hanno un orizzonte comune.
In Solidsky (letteralmente cielo solido), ultima mostra personale di Loris Cecchini presso la galleria Continua di San Gimignano, ho percepito una svolta nel lavoro dell’artista o meglio una sottolineatura forte di quella riflessione sulla natura e sulla sua abitabilità da parte dell’uomo che era già presente nella sua ricerca come già mostravano diversi progetti proposti in Dotsandloops, l’antologica organizzata dal Centro per l’Arte Contemporanea Pecci di Prato nel 2009.
Sabrina Torelli, dopo un periodo di riflessione personale, torna nel 2011 a comunicare attraverso l’arte accentuando, rispetto al lavoro precedente, la componente filosofico – spirituale che già contraddistingueva il suo linguaggio. Il tentativo di cucire luoghi e sensi distanti tra loro, già presente nei lavori precedenti della Torelli, si è fatto ora più consapevole perché inserito all’interno di un percorso personale di adesione a convinzioni che, eccezionalmente rispetto al sentire comune, sono in grado di far coesistere in modo armonico il mondo materiale e quello immateriale, la dimensione terrena e quella cosmica e dunque l’uomo e quello che gli sta attorno, sia esso visibile o meno.
Partendo dunque da due punti di vista apparentemente molto distanti, tutto basato sulla natura dei materiali e della loro astrazione quello di Cecchini e, simmetricamente agli antipodi, sull’immaterialità/spiritualità della natura quello della Torelli, le due ricerche tendono ad un contatto che la mostra Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma intende sottolineare.