Questo mese le quotazioni della video arte sono in rialzo. A decretare il giusto ritorno dei questa meravigliosa tecnica all’interno del mercato internazionale è una nuova fiera denominata Moving Image che si svolgerà dal 3 al 6 marzo 2011 al Waterfront Tunnel event space di New York. La fierà avrà luogo proprio durante i giorni dell’Armory Show, prestigiosa manifestazione fieristica statunitense. Attualmente la lista delle gallerie partecipanti è ancora in preparazione ma è già assicurata la presenza di spazi come Sabot dalla Romania e Galerie Gregor Staiger dalla Svizzera.
La selezione delle gallerie partecipanti è stata condotta da un gruppo di professionisti tra cui spicca il nome della gallerista Elizabeth Dee che lo scorso anno ha lanciato la ormai celebre fiera Independent sempre nel corso dell’Armory Show. La scelta di organizzare una fiera di video arte proprio in questo periodo di ristagno potrebbe risultare fondamentale per un giusto rilancio all’interno di un mercato dove al momento pittura ed installazione sembrano essere regine incontrastate. La video arte infatti, dopo un periodo di invasione totale di gallerie, manifestazioni fieristiche e spazi museali dovuto forse ad una tendenza modaiola, si è progressivamente assestata spostandosi verso festival e grandi mostre. In galleria la video arte è spesso associata all’installazione, questo perché molti dealers non sono ancora del tutto sicuri del potenziale di mercato di questa disciplina. Organizzare fiere dedicate alla video arte è però un ottimo mezzo per avvalorare il suo potere commerciale ed il fatto che questo tipo d’iniziative provengano proprio dagli Stati Uniti è un segno decisamente incoraggiante visto che molte nazioni guardano con fiducia e curiosità ai movimenti del mercato a stelle e strisce.
Per quanto riguarda la nostra Italia vorremmo ribadire l’ottima Venice Videoart Fair organizzata e diretta da Raffaele Gavarro. Si è trattato di un esperimento necessario per lo sviluppo della video arte nel nostro paese e sinceramente parlando, di manifestazioni come queste se ne avverte un disperato bisogno. Una notizia in conclusione, il manifesto della mostra è un’opera di David Wojnarowicz che dopo le vicende censorie alla Smithsonian Portrait Gallery è stato investito da un (meritatissimo) successo postumo.