A poche ore dall’opening di ArteFiera di Bologna l’organizzazione della fiera comunica a Furini Arte Contemporanea (galleria di Roma) che gli animalisti avrebbero bloccato la manifestazione contestando l’opera Tate Modern di Marlon de Azambuja (1978 – Santo Antonio da Patrulha, Brasile) per le condizioni degli animali in gabbia e lo invitano a disfarsi dei volatili. I pappagalli devono essere rimossi, il lavoro viene mutilato di un elemento fondamentale, l’opera è così incompleta, privata del suo stesso senso di essere.
In realtà i pappagalli avrebbero goduto di ogni cura e attenzione, la stessa che avrebbero ricevuto in un’abitazione: una grande gabbia, acqua, mangime. Eppure lo spettro della protesta ha intimidito anche un’organizzazione come Art First che, per paura che il dissenso di alcune categorie avrebbe potuto impedire il normale svolgimento della fiera, ha preferito che la galleria esponesse un’opera deturpata.
E’ possibile? E’ accettabile? La galleria si ritrova, ad un importante appuntamento italiano dell’arte contemporanea su cui ha investito notevoli risorse, con un’opera che NON funziona, fra lo stupore dei visitatori che, consci dell’assurdo appunto fatto, restano increduli. Non accettano che l’arte possa essere raggirata e costretta a sottostare a compromessi, l’arte che non deve temere di essere giudicata, l’arte che parla e documenta, l’arte che informa, l’arte che ancora è vittima di censure ingiustificate.
Questo è quello che è accaduto in fiera, ma non finisce qui per lo stesso artista brasiliano volato appositamente da Madrid a Bologna per realizzare un intervento all’interno del progetto curato da Julia Draganovic “Se un giorno d’inverno un viaggiatore”, perché al momento di attuare l’intervento le autorità hanno impedito a De Azambuja di compiere il suo Potencial Escultorico, riducendo il lavoro a due piccoli, ma esemplari contributi, per paura di modificare ed eventualmente rovinare l’aspetto dell’arredo architettonico (l’intervento non sarebbe stato altro che del nastro adesivo colorato che avrebbe collegato alcune parti di un chiostro fra di loro).
I fatti parlano da soli, non c’è bisogno di ulteriori commenti.
Foto: Marlon de Azambuja, Tate Modern, 2010, acciaio e pappagalli, 210x60x70 cm