C’era più gente, c’era meno gente. Anzi c’erano meno parvenus e più intenditori ma a pensarci bene c’erano meno intenditori e più parvenus. E dobbiamo dire che abbiamo visto galleristi disperati per le poche vendite, anzi a pensarci bene la maggior parte delle gallerie erano soddisfatte per le buone vendite. Ed abbiamo visto sempre le solite opere ma a pensarci bene quest’anno le opere erano tutte diverse. Questa è Artefiera Bologna, tutti vorrebbero tastarle il polso ma ogni possibile stima si riduce solo ad una chiacchiera da bar, un giudizio molto personale che tale rimane, la fiera è sempre la fiera.
Certo molte gallerie hanno disertato e forse si è trattato di un attimo di pausa per riorganizzare le idee ma i più maligni parlano di perdita di smalto e di collezionisti da parte della celebre manifestazione. Si sono visti in giro molti “bollini rossi” su opere meno costose e multipli ma il disperato momento di crisi economica in cui tutti ci troviamo esercita ed eserciterà ancora per molto tempo una determinante pressione sulle compravendite d’arte, nulla di male quindi se i collezionisti tendono ad essere più guardinghi. In città la storica galleria Neon chiude i battenti per le troppe difficoltà economiche e questa novella potrebbe trasformarsi in una triste cartina al tornasole dell’intera situzione-mercato. Bologna cerca un’iniezione di ottimismo che convinca tutti, forse la magia riesce o forse no. Il Premio Furla da par suo non tradisce la sua linea gotica ed incorona Matteo Rubbi vincitore dell’ottava edizione. Nel frattempo Bologna è piena di eventi collaterali di ottimo livello, a rialzare la posta ci sono Michael Johansson ed Ericailcane al Museo Civico Archeologico.
In sostanza l’intero progetto Se un Giorno d’inverno un viaggiatore… a cura di Julia Draganovic ci è sembrato decisamente avvincente. Al MAMbo invece si è visto un Matthew Day Jackson da puro scandalo con gruppi scultorei affidati ad una fresa elettronica collegata al CAD e altre ricerche sulle strutture antropomorfe esistenti in natura che sembrano prese direttamente da un numero di Focus. A Bologna tutto funziona come un meccanismo perfetto, in funzione da ben troppo tempo per essere al riparo da qualche cigolio. Ma come si era detto, la fiera è sempre la fiera.
Micol Di Veroli
giorgio 25 Marzo 2011 il 20:48
i soliti commenti generalisti…..cerano per quel che mi riguarda 154 opere di grande spessore e il resto nulla , come succede in tutte le fiere o quasi , art basel va meglio.