A volte anche noi esperti del settore ci lasciamo andare a previsioni circa gli andamenti del mercato dell’arte, spesso però queste previsioni vengono largamente smentite dai fatti. Quando si parla di talenti emergenti allora c’è da sbizzarrirsi e qualsiasi curatore, gallerista o altro attore della scena possiede la sua lista personale di bombe pronte ad esplodere. Ognuno ripone molta fiducia sulle sue scelte, forse troppa e sparare nomi a raffica solo per darsi le arie da talent scout non è sempre salutare. Questo meccanismo rischia infatti di porre troppe pressioni su giovani artisti che devono ancora affinare la propria ricerca prima di trasformarsi in veri e propri protagonisti dell’arte contemporanea.
Di meteore negli ultimi anni ne sono volate parecchie e tranne qualche rara eccezione anche i più blasonati talenti vincitori di pluriprestigiosi concorsi sono rimasti in un limbo che spesso e volentieri li vede confinati all’interno della nostra nazione. In sostanza li vedi sempre li, a produrre le loro opere che si risolvono in operazioni documentaristiche spuntate, a vincere l’ennesimo premio o l’ennesima residenza, a farsi chiamare giovani a 45 anni e a ricevere l’ennesimo articolo su quei magazine nazionali scritti in inglese che fanno molto cool ma grondano autoreferenzialismo a destra e mancina. Diverso sarebbe se si tentasse di supportare in maniera più proficua la giovane arte, senza tentar di spremerla fino al midollo e poi buttarla via prima dello scadere di un triennio. Parlando in termini di previsioni, di nomi lanciati e poi scartati mi sono imbattuta alcuni giorni fa in un sito gestito dall’importante casa d’aste Phillips de Pury, una piattaforma dismessa da ormai due anni ma che è rimasta online come un monumento in lento disfacimento.
Ebbene sulle tante pagine presenti sul sito la casa d’aste fornisce una copiosa sezione dedicata agli emerging talents, le famose bombe pronte a scoppiare. Peccato che per una strana maledizione o scherzo del destino la maggior parte degli artisti presenti sul sito si siano fermati al palo nel 2008 o giù di li, senza combinare granchè. Saranno sicuramente felici i collezionisti che si sono fatti consigliare da Phillips. A perderci però è la giovane arte, caricata di troppe responsabilità e di troppe aspettative a breve termine.
Micol Di Veroli
alessandro maiani 23 Marzo 2011 il 08:09
Salve finalmente! Ho trovato un casa d’ asta per noi emergenti, che un tempo non lo ero, tra salute e altro, smisi, il mio recapito è: 3497143188, vorrei sapere come vi si può contattare, Arte e medicina, credo che farò sempre lo scultore, e pittore, per ora mi soffermo qui, sono stato valutato dal critico Daniel diveroli, e poi anche altri, non so quando mi iscriverò al bolaffi, il miglior catalogo, sarà la pittura il mio vero lavoro, spero presto i vostri contatti, chiamatemi la mattina, è meglio, ma per ora non prendo nessun impegno, prima verificare, a presto
paolo tagliaferro 27 Aprile 2011 il 12:09
Paolo Tagliaferro è nato il 25/09/1981 a Lonigo in provincia di Vicenza. è un giovane pittore, dipinge con la tecnica dell’Iperrealismo. La passione per il disegno ce l’ha fin dalla nascita. Ha frequentato il Liceo Artistico a Vicenza e ha conseguito la laurea presso l’Accademia di Belle Arti G.B. Cignaroli nella città di Verona nell’anno 2007.
Fin da giovanissimo Paolo tagliaferro si appassiona alla pittura rinascimentale e fiamminga.
dipinge con lo stile dell’Iperrealismo, e imita la tecnica pittorica degli antichi maestri rinascimentali. tra i pittori preferiti dall’artista è Caravaggio. Da questo grande maestro della pittura italiana del passato Tagliaferro ha osservato molto attentamente le opere, che hanno influenzato profondamente la sua pittura iperrealista. Il taglio pittorico è quello di cogliere e riproporre la realtà cosi come viene avvertita senza mediazione di alcun filtro interpretativo.
L’artista ama dipingere nature morte,ritratti,animali,giocattoli.Per ottenere un effetto delicato, utilizza la tecnica delle velature molto numerose. La pittura iperrealista di tagliaferro, è data da mesi e mesi di lungo lavoro accanto al cavaletto, per otto, dieci ore al giorno.