Il lavoro del danese Jens Haaning si focalizza sull’analisi della strutturazione della società contemporanea e del come al suo interno si manifesti e si esprimano le dinamiche delle varie forme di potere. Alcuni dei temi chiave della sua ricerca artistica sono l’immigrazione, la categorizzazione, il razzismo, il dialogo interculturale e l’interscambio tra capitalismo globale e commercio locale.
Attraverso l’installazione dal titolo Thai Body Massage presente in mostra dall’11 febbraio presso la Galleria Franco Soffiantino di Torino, l’artista intende far riflettere il pubblico, attraverso una dinamica dello “spostamento” vero e proprio, sui differenti modelli economici e sociali legati all’immigrazione nonché le relative implicazioni che ne derivano tra la loro e la nostra convivenza all’interno del contesto urbano. Dopo aver esposto recentemente il suo lavoro presso la Kunsthal Nord di Aalborg, Jens Haaning ha nuovamente deciso di trasferire per intero uno studio per massaggi tailandesi dalla sua location originale all’interno degli spazi della galleria. Dalle sedie, al lettino da massaggio, dagli oli profumati fino ai singoli elementi di arredo. Ogni oggetto, decontestualizzato, diventa un cumulo di elementi accatastati e perde della sua operatività originale pur mantenendo intatta la propria funzionalità, andando a creare una sorta di museo etnografico che analizza e descrive in maniera concreta l’attività svolta in questo particolare settore commerciale. Questo studio per messaggi tailandesi viene quindi a essere analizzato come una sorta di vero e proprio fenomeno culturale, diventando quasi un ritratto della persona che inizialmente ne aveva il possesso e all’interno del quale esercitava i propri servizi.
Sono inoltre presenti in galleria altri quattro tra i suoi più recenti lavori. Tra di essi l’enorme scritta a parete Italia, 2011, appositamente creata per gli spazi torinesi e Danish Passport – Valid Until 28.04.2017. Il primo, un lavoro che appartiene alla serie dei wall paintings di Jens Haaning e che consiste nella riproduzione del nome del Paese dove la mostra viene realizzata. Il secondo un passaporto reale e quanto mai valido. Un readymade che ci porta a riflettere sul suo valore intrinseco, sulle questioni di cittadinanza, nazionalità, identità e sulla differenza tra il possedere o meno tale documento.
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