Giovedì 17 febbraio Federica Schiavo Gallery inaugura la mostra Shasta, prima personale a Roma di Salvatore Arancio. Nei tre spazi espositivi Arancio ha realizzato una nuova serie di opere che approfondiscono l’interesse e la ricerca continua dell’artista sull’idea di natura messa a confronto con la scienza, i miti e le leggende, introducendo un’esplorazione del mistico.
L’intervento nella prima sala, nato da un’interazione meditata con la struttura architettonica della galleria, presenta immagini geologico-scientifiche di repertorio, manipolate e reinventate dall’artista con l’intento di indurre una riflessione soggettiva su fenomeni naturali e proseguire l’interesse di Arancio per le rappresentazioni apocalittiche. Nella seconda sala, la video installazione a doppio schermo Shasta, originariamente girata su pellicola Super 8, trae ispirazione da una leggenda delle tribù dei nativi americani sulla creazione del monte Shasta in California. La qualità epica e atemporale degli elementi visivi e sonori dei video si confronta con l’idea di racconto e narrazione per infondere nello spettatore un senso di timore, metafora dell’inadeguatezza umana di fronte alla natura. Nell’ultima stanza, la grande stampa fotografica Luffâh riproduce in modo sproporzionato l’immagine trovata di una radice di mandragola. Giocando sul contrasto generato dalla ricorsività dello stesso soggetto, già apparso in forma scultorea all’inizio del percorso espositivo, Arancio cerca di sollevare questioni sull’idea di percezione, di autorialità e di riproduzione. I poteri lisergici di questa radice e la sua inquietante forma antropomorfa si sono dimostrati nel tempo fonte d’ispirazione di numerosi miti.
Il medium da cui ha origine la ricerca artistica di Salvatore Arancio è la fotoincisione, ma l’artista lavora anche con la scultura, il collage, l’animazione e il video. Il suo interesse si concentra sulla potenzialità delle immagini; partendo dal loro significato letterale, Arancio crea nuove giustapposizioni evocative e seducenti ma, al tempo stesso, profondamente inquietanti. Le sue principali fonti d’ispirazione sono la natura e la scienza, ma, nella ricostruzione dell’immagine e nella percezione dello spettatore, è assente ogni allusione al sublime. I suoi paesaggi artificiali suggeriscono un senso di familiarità e, al contempo, d’ignoto – ciò ne aumenta le implicazioni e ne esalta la simbologia.
Salvatore Arancio è nato a Catania nel 1974. Vive e lavora a Londra. Si è diplomato in Fotografia al Royal College of Art di Londra e attualmente insegna al London College of Communication. Le sue mostre recenti includono: “Sentinel – PPS//Meetings#4”, Palazzo Riso – Museo d’Arte Contemporanea della Sicilia, Palermo, 2011; “SI-Sindrome Italiana” presso Le Magasin-Centre National d’Art contemporain de Grenoble, Francia, 2010; “Catastrophe? Quelle Catastrophe!” Manif d’Art 5, The Quebec City Biennial, Engramme, Quebec City, Canada, 2010; “An Account of the Composition of the Earth’s Crust: Dirt Cones and Lava Bombs”, Frame, Frieze Art Fair, Londra, UK, 2010; Prague Biennale 4, Karlin Hall, Praga, Repubblica Ceca, 2009; “I giovani che visitano le nostre rovine non vi vedono che uno stile”, GAM-Galleria d’Arte Moderna, Torino, 2009. Arancio ha vinto il premio The Elephant Trust, Londra e la Art Omi Residency, New York, nel 2011, il Premio ‘New York’ nel 2009 ed è stato selezionato per il Bloomberg New Contemporaries nel 2006.