Qualunquemente, film diretto da Giulio Manfredonia è un film incentrato sulle vicende del protagonista, Cetto La Qualunque, candidato a sindaco, interpretato dal comico Antonio Albanese. Personalmente l’ho trovato di buon livello, anche se l’impressione è che la generazione più recente di comici, con qualche eccezione, più che prodotti filmici realmente narrativi e strutturati realizzi una sorta di gag lunghe, di estensione delle strisce televisive.
La caricatura tuttavia prende grande forza dalla paradossale situazione, diciamo “politica” attuale, che, quella si, forse lo renderebbe film commedia da esportare all’estero: manuale di italianità paradossale, di situazioni capovolte cui abbiamo fatto l’abitudine. La follia dei commenti e della sceneggiatura svela infatti la follia di un italia che si esplicita rendendo modus operandi quello che tutti sappiamo dovrebbe rimanere nascosto, un mondo capovolto.
Quello che il film parodizza è infatti la mancanza di confine, di limiti, foss’anche di ipocrisia. Quelle che una volta erano fogne, mafia, prostituzione, tangenti sono ora ed è normale a tutti i protagonisti che lo siano, la realtà stessa. Verrebbe da sostenere che quando i topi prendono il posto dei gatti al comando, qualcosa sta andando male. Il malato trova ora esplicitazione e giustificazione concettuale. Facendo un salto tra le epoche e guardando Il divo di Sorrentino mi viene da notare che ci si indignava, si, ma si intuiva ancora una società politica, sebbene forse ipocrita, che lasciava aperto un desiderio di riscossa. Un’ Italia politica che voleva e doveva giustificarsi, cui rimaneva ancora un pudore nell’essere stata impigliata in meccanismi malati, un disagio politico dell’avere a che fare con vicende sgradevoli. A sentire l’intercettazione in cui Berlusconi e Dell’Utri ridono del modus operandi di Vittorio Mangano “lui avvisa così, tu fai un telegramma, lui non sa scrivere e mette una bomba, comunica così…” e ridono, si intuisce un epoca ben diversa.
Il film è stato preceduto da una massiccia campagna di marketing virale, ed è stato girato purtroppo molto in fretta, ma la parte di Sergio Rubini è di quelle che si ricordano.