Il segno, ossessione avanguardista, torna a popolare gli spazi del contemporaneo nella mostra personale di Danilo Bucchi al MLAC – Museo laboratorio di arte contemporanea di Roma a cura di Domenico Scudero e Giorgia Calò. L’esposizione, per l’appunto intitolata S I G N S. The Black Line, sarà inaugurata il 10 marzo e sarà visibile fino a fine mese.
Articolata in due sezioni: nella prima, quella che riguarda il piano superiore del museo, sarà possibile visionare gli ultimi lavori dell’artista connotati da una ricerca ossessiva sul segno in cui è possibile intravedere morfologie note, care alle esperienze di artisti quali Paul Klee. E a ben pensarci, Klee era stato un grande semiotico dell’arte visiva evidenziandone appunto la natura psichica, le sue opere, come quelle di Bucchi, erano denotate da segni semplici, ridotte all’essenziale, situate in quella zona franca dell’esperienza in cui la forma non è che un filtro attraverso cui rendere la natura sensibile.
Nel piano inferiore saranno presentati esperimenti in cui il segno viene analizzato nella sua processualità attraverso due proiezioni in cui fotografia, video e pittura si integrano nella realizzazione di un unico lavoro. Il segno di Bucchi dunque nasce come traccia ma si configura come elemento attivo, va oltre l’esperienza avanguardista della disintegrazione del senso comune e diventa invece catalizzatore di nuove forme, strumento per ridisegnare l’esperienza.
Così lo definiscono i due curatori : “Le opere di Bucchi trasmettono questo mondo di segni umanizzati apparentemente facili, ma poi complessi quanto più si osservino. La modernità nella pittura di Bucchi si risolve attraverso un talento contemporaneo che lascia emergere non solo la tradizione dell’avanguardia ma anche una eco mentale, come di pittura ad occhi chiusi, cieca, cara alla sperimentazione pittorica già postmoderna.” (D. Scudero)
“Nell’ultimo ciclo di opere di Bucchi si compie definitivamente il distacco dallo Spazio reale. Superando il valore terreno, il soggetto perde ogni orpello, ogni riferimento scenografico e temporale, per divenire semplice e nudo simbolo. Immerso in un tempo immobile, lo spazio sospeso afferma la propria corporeità tra il vuoto del bianco e del silenzio, e il pieno delle immagini popolate da dettagli e momenti ovattati; tra primi piani e sfondi scarni. Il linguaggio pittorico di Bucchi slitta dunque continuamente tra il piano razionale e quello psichico.” (G. Calò)
La mostra, sarà anche l’occasione per la presentazione del libro Signs. The Black Line curato da Giorgia Calò e Domenico Scudero, edito da Gangemi per i tipi Luxflux proto-type arte contemporanea.