Le cose inaspettate sono sempre le migliori, questo lo si sa! Così mentre ero a caccia di nuovi eventi da approfondire, per sbaglio, non so come, mi si è aperta una pagina che recensiva una mostra molto interessante. La mostra in questione, Walter Niedermayer 2005-2010, ripercorre l’esperienza dell’artista altoatesino in una personale allestita dal 27 marzo al 5 giugno 2011 negli spazi dell’ex Ospedale Sant’Agostino di Modena.
Niedermayer lavora sin dagli anni ottanta sul paesaggio alpino a lui caro, mettendone in evidenza, non le caratteristiche di naturale bellezza, quanto piuttosto gli interventi umani. Nelle sue opere, infatti, non mancano mai insediamenti abitativi, impianti elettrici e ridefinizioni architettoniche; il tutto si inscrive in una ricerca più ampia che è stata oggetto del lavoro di numerosi artisti appartenenti a quella che venne definita “scuola italiana di paesaggio” e che, proprio in quel periodo, cominciava a realizzare come il tessuto paesaggistico stesse mutando radicalmente aspetto.
Tale percorso è visibile, nell’opera di Niedermayer, dalla prima serie Alpine Landscapes del 1987 sino alle sue ultime ricerche video tra cui Alpine Sandkastenspiele del 2008. Ma questa non è l’unica accezione riscontrabile nel lavoro dell’artista. Il paesaggio alpino, i suoi profili, le peculiarità visive sono anche il mezzo per una riflessione sul medium fotografico, sulle sue strutture, sui suo limiti. L’artista predilige, infatti, la tipologia espositiva del polittico. Questo elemento, oltre ad essere un richiamo forte alla tradizione dell’immagine, permette anche di creare effetti di sdoppiamento, riflessione, ripetizioni delle immagini stesse; quasi a volerne trascendere l’aspetto fenomenologico per orientarsi invece verso quelle peculiarità manifeste insite nell’immagine stessa.
Attraverso questi giochi installativi l’artista “svuota” l’immagine, accentuandone quel carattere polemico ma anche ridefinendone le cordinate percettive. E’ dunque “Il sottile equilibrio fra concreta evidenza e illusione della rappresentazione” il vero protagonista del lavoro di Niedermayer quella capacità propria di ogni artista di cogliere nel particolare qualcosa di assoluto, di indefinibile, di ineffabile se non attraverso l’evocazione.
La mostra prevederà poi una sezione speciale, Quattro, concepita come mostra nella mostra, in cui sarà possibile visionare le sue ultimissime esperienze, circa 20 fotografie realizzate tra il 2005 e il 2010. Altro elemento di grande interesse è costituito dalla serie realizzata in Iran tra il 2005 e il 2008 in cui l’artista va a caccia dei resti di una cultura ormai smembrata in seguito alla Rivoluzione islamica del 1979 e la pone in parallelo con gli sviluppi della modernità.
Un’ottima occasione per rendersi conto di come il territorio Italiano (anche nella sua accezione più stretta) possa ancora regalare spunti di riflessione importanti.