Attenzione, qui di seguito troverete un ipotetico dialogo tra curatore e artista (ma potrebbe anche trattarsi di un dialogo tra gallerista e giornalista etc.ec.). Questa conversazione si ripete di frequente all’interno della scena dell’arte italiana. Se qualcuno intavola con voi una discussione del genere, ditegli di smettere. Per un mondo dell’arte più propositivo e meno astioso:
“Ciao come stai? E’ un bel pezzo che non ti vedo, il lavoro come procede, stai creando qualche nuova opera?”
“Si sono stato impegnatissimo, non ho molto tempo per i vernissage. Sai adesso mi sto preparando per la mia nuova mostra, in quella galleria al centro…”
“Ah si, la conosco benissimo. Pensa che ho anche curato una mostra li, qualche tempo fa. Ottima galleria, poi loro fanno le fiere si muovono bene”
“Si…devo dire che mi hanno fatto un’ottima impressione”
“E dimmi, chi te la cura la mostra?”
“Guarda la curatela è stata affidata ad X, lo conosci? che ne pensi?”
“Si, Si, come no. Ultimamente sta curando moltissimi eventi è lanciatissimo”
“Si, fa un sacco di cose. Mi sembra pure uno competente, uno che sa il fatto suo, scrive pure per quel celebre giornale…”
“Si lavora molto…comunque sai a lavorare troppo si rischia di non seguire bene le cose che fai. Poi alle sue mostre ci va troppa gente, sono eventi troppo popolari. L’arte secondo me dovrebbe essere per una cerchia ristretta. E poi se devo dirti la verità molti galleristi e colleghi curatori non me ne hanno parlato bene”
“Davvero? In che senso?”
“Ma sai, fa un poco troppe marchette, poi di arte contemporanea non capisce nulla. Magari in arte moderna è forte, ma con la contemporanea non ci siamo. Non conosce proprio gli artisti. Poi come ti ho detto fa davvero troppe cose, ti scrive un testo con due baggianate tanto per allungare il brodo e le tue opere neanche se le ricorda”
“Ah, ma non pensavo…”
Micol Di Veroli