E’ notizia di oggi che il progetto del MAXXI di Zaha Hadid è tra le sei opere finaliste del Premio ‘Mies van der Rohe 2011’. Dovrà scontarsi con realizzazioni di tutto rispetto – tutte europee – tra cui il suo più diretto competitor: il Neues Museum di Berlino di David Chipperfield.
I nostri migliori auguri; una sua vittoria non può che fare piacere anche a noi e dare risalto, per riflesso, al panorama artistico italiano. Ma non credo che basti. Il MAXXI è ormai una realtà da quasi un anno, stringe già alcuni premi tra le sue giovani braccia ma sembra che resti una macchina puramente architettonica. Dove è l’altra metà della mela? Quella che deve interessare di più un’istituzione museale? L’arte e le sue esposizioni. Non possiamo certo pensarlo come solo contenitore, serve un bel po’ di sostanza. Davvero la mostra su Pistoletto è il meglio che si può avere? Spero proprio di no.
Gli obiettivi di un museo contemporaneo sono da anni ben chiari a tutti e la progettazione dell’edificio sembrava averli fatti propri. Eppure ci troviamo ora di fronte a un vuoto che solo marginalmente può essere giustificato dalla crisi profonda. Tempi non ricchi, purtroppo, ma chi dice che non possano essere fertili?
E allora accogliamo pure con entusiasmo i numerosi – e troppo fantasiosi – progetti di riqualificazione urbana della zona; non spegniamo i riflettori su questa impresa che siamo riusciti a portare a termini (dopo tutti i soliti e caratterizzanti nostri ritardi) ma facciamola anche vivere. Neanche la concorrenza leale con l’altro museo sul contemporaneo del MACRo sembra aver stuzzicato la gara per le migliori proposte.
Da architettura vincitrice e lodevole (detrattori a parte) a centro propulsore e innovativo, il passo, se può sembrare breve, è soprattutto sostanziale. Quello che a Roma serve è proprio questo, non certo un’architettura da ammirare.