Mercoledì 6 aprile Peep-Hole presenta Com’è piccola Milano, mostra personale di Francesco Arena. La ricerca di Francesco Arena trae spunto dagli eventi politici, religiosi e sociali che hanno determinato il corso della storia italiana e segnato la formazione della memoria collettiva. Il progetto realizzato per Peep-Hole è incentrato su Milano, una città che da diverso tempo è legata all’opera dell’artista e che più di ogni altra rappresenta, nell’immaginario nazionale, il centro della lotta di classe, della lotta armata, e della strategia della tensione.
Una città in cui si sono consumati eventi – la strage di Piazza Fontana, la morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli, la scoperta del covo delle Brigate Rosse di via Monte Nevoso e l’omicidio di Fausto e Iaio – che per la loro dirompenza hanno assunto una dimensione nazionale trasformandosi in momenti cruciali degli ultimi quarant’anni di storia italiana. Seguendo tracce e coincidenze che collegano gli eventi, l’artista porta in evidenza la brevità di alcune distanze fisiche e temporali che oggi come allora intercorrono tra visioni lontane e contrastanti.
In mostra due opere inedite realizzate appositamente per gli spazi di Peep-Hole. Da 8 a 9 Senza Titolo (2011) dà forma alla distanza che intercorre tra il civico 8 e il civico 9 di via Monte Nevoso a Milano, 8,80 metri che nel 1978 separavano un importante covo delle Brigate Rosse (qui fu ritrovato il Memoriale Moro) dalla casa di Fausto Tinelli, diciottenne ucciso insieme a Lorenzo “Iaio” Iannucci per motivi mai del tutto chiariti. Nell’opera di Arena questa distanza diventa un sottile e aereo corpo di bronzo il cui peso corrisponde a quello dell’artista e, trasformandosi in unità di misura universale, congiunge due luoghi attorno ai quali si sono sviluppati eventi che riguardano tutto il Paese e che ancora oggi restano parzialmente oscuri.
La seconda opera in mostra, Occhio destro occhio sinistro (2011) si compone di due lapidi di marmo che riproducono nelle esatte proporzioni quelle collocate in Piazza Fontana per ricordare la morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli, avvenuta in circostanze misteriose durante l’interrogatorio sulla strage del 12 dicembre del 1969. La prima delle due lapidi originali, posta negli anni settanta da studenti e democratici milanesi, riporta la frase “Giuseppe Pinelli ferroviere anarchico ucciso innocente”. La seconda, apposta nel 2006 dall’amministrazione Albertini, recita: “a Giuseppe Pinelli ferroviere anarchico innocente morto tragicamente”. Partendo da questa incongruenza, Arena incide sulle lapidi solo le frasi divergenti “ucciso innocente” e “innocente morto tragicamente” e le posiziona in modo che le scritte si trovino all’altezza dei suoi occhi. In una differenza di poche parole c’è tutta la distanza che separa due diverse visioni politiche e l’incertezza per una storia mai chiarita.