Tanti anni fa mi capitò di ammirare da una cospicua distanza alcune opere di Robert Longo. “Niente di speciale, in fondo si tratta di banalissime fotografie. Si sono scatti ben curati, ma di fotografie del genere se ne vedono su tutti i rotocalchi”, pensai. Chissà quanta altra gente, scorgendo rapidamente le opere di questo protagonista della Pictures Generation, avrà pensato le medesime cose.
Ed invece in quel frangente fu il mio stesso occhio ad ingannarmi, ciò che sembrava fotografia era invece disegno puro, un fitto intreccio di ricami che di fatto oltrepassava i limiti del medium. Mi trovavo di fronte alla serie Men in the cities e davanti al mio cospetto si contorcevano figure umane, simboli malati dell’ansia contemporanea avvolti da un tormento senza tempo. In quel frangente fui sopraffatta dalle linee e dalle cesellature che donavano ai disegni di Longo un’insperata quanto meravigliosa tridimensionalità. Nel corso degli anni Robert Longo non si è fermato a quelle “convulsioni” metropolitane ma ha allargato la sua ricerca alla pittura, alla scultura ed all’installazione, giungendo sino al video (suoi i video musicali di The One I Love dei R.E.M. e Peace Sells… dei Megadeth) ed al cinema, firmando la regia di Johnny Mnemonic. Ovviamente quest’ultima pellicola non sarà ricordata come la pietra miliare del cinema di fantascienza ma ha comunque spianato la strada a tantissimi altri films come Matrix.
In questi giorni Robert Longo è ospite della Galerie Thaddeus Ropac di Parigi, dove ha portato una serie di disegni in larga scala. I soggetti delle opere non sono più gli uomini contorti dalla vita metropolitana ma i più grandi luoghi di culto del mondo come la Basilica di San Pietro, La Mecca ed il Muro del Pianto, rigorosamente avvolti nel bianco e nero che da sempre caratterizza lo stile dell’artista. “In questi tempi è difficile essere originale, al massimo puoi sperare di essere genuino. Il bianco ed il nero sono per me gli unici mezzi per esserlo” ha dichiarato l’artista parlando delle sue opere. Inutile dire che la sua mostra è altamente consigliata dalla sottoscritta.
photo: Robert Longo, Courtesy Galerie Thaddaeus Ropac