Vi abbiamo già parlato del folle attacco portato a termine da una donna mentalmente disturbata ai danni del dipinto Two tahitian women (due donne tahitiane) di Paul Gauguin, attualmente esposto alla National Gallery of Art di Washington in occasione di una mostra dedicata al grande maestro.
Ebbene, secondo quanto dichiarato dagli ispettori di polizia che hanno interrogato la donna, quest’ultima avrebbe agito perché: “le due ragazze nel dipinto, con il seno scoperto, avevano degli atteggiamenti smaccatamente lesbo. Ho tentato di distruggerli. Penso che andrebbero bruciati…io sono della CIA ed ho una radio in testa ed ho intenzione di uccidervi” queste sono le esatte (e deliranti) parole che la squilibrata ha pronunciato agli agenti, secondo quanto riportato oggi nelle pagine del Los Angeles Times. Il quotidiano però, oltre a fornire questi inquietanti retroscena, ha svolto una piccola indagine sugli atti di vandalismo all’interno degli spazi della National Gallery, riportando alla luce altri misfatti che prima d’ora non erano mai stati resi noti. Tra i tanti aggressori di opere d’arte, quello che ha più colpito la nostra immaginazione è John Anderson vero e proprio writer maligno che invece di dedicarsi alla street art convenzionale ha preso da diverso tempo l’abitudine di aggiungere scarabocchi ai più celebri capolavori della storia dell’arte contemporanea. Per portare a termine le sue malevole azioni Anderson ha escogitato un vero e proprio modus operandi molto personale, ogni secondo mercoledì del mese questo si infiltra all’interno dell’ala est della National Gallery di Washington, proprio nel momento esatto dell’apertura del museo.
Con passo sicuro e senza dar troppo nell’occhio Anderson si dirige ogni volta verso l’opera Wall drawing #65 di Sol LeWitt e e puntualmente tira fuori dalla sua tasca un pennarello colorato, uno a caso. Anderson in seguito aggiunge alcune linee al dipinto di LeWitt. Ed il bello è che nessuno in tutti questi mesi si è mai accorto di nulla. “Il mio tratto è molto sottile e preciso, non notereste mai le mie aggiunte colorate!” ha dichiarato lo stesso “artista”. Insomma questi street artists a noi non piacciono per nulla, certo è che forse alla National Gallery bisognerebbe rinforzare le misure di sicurezza.