Visto il successo riportato lo scorso anno da Festa Grande come prima collaborazione tra MiArt e NABA, le due istituzioni milanesi continuano a cooperare con un nuovo e più ambizioso progetto all’insegna dell’arte e del design. Giacinto Di Pietrantonio e Marco Scotini stanno mettendo in cantiere per questa occasione una grande manifestazione incentrata su performance sia storiche che contemporanee. L’evento intitolato “100 di 50” si concentra sulla riproposizione dal vivo di varie performance dagli anni Sessanta ad oggi. Quando questo non sarà possibile verranno presentati video, foto e documentazioni.
Proprio per la complessità e ambizione del progetto questa edizione prevede, oltre alla collaborazione delle due istituzioni MiArt e NABA, la partecipazione attiva di artisti, gallerie, collezionisti, imprenditori, riviste: una procedura, questa, che costituisce la novità del progetto. Con “100 di 50” si intende la messa in scena delle 100 performance più significative che hanno contribuito a fare la storia dell’arte contemporanea degli ultimi 50 anni; si vuole mostrare come un’arte che vive di una temporalità definita sia riuscita a fare dell’effimero un elemento di lunga durata. La performance è infatti una delle massime espressioni del nostro tempo liquido (Bauman), flessibile (Sennett), precario (Virno), imprevisto.
Proprio per testimoniare questo lungo corso il progetto “100 di 50” vuole rappresentare cinque decenni in cui la performance per la sua duttilità ha interessato oltre l’arte anche campi ad essa vicini, significativi per Milano e per il mondo, come il design, l’architettura e la moda. Avvalendoci della consulenza di Alessandro Guerriero, le 100 performance degli ultimi 50 anni riguarderanno tutti questi ambiti espressivi con artisti tra cui: Tino Sehgal, Roman Ondák, Marcello Maloberti, Simone Berti, Joseph Beuys, John Baldessari, Luigi Ontani, Jannis Kounellis, Alessandro Mendini, Alessandro Guerriero, Gianni Pettena, Ugo La Pietra, Franco Raggi, Trisha Brown, Michelangelo Pistoletto, Vanessa Beecroft, Fabio Mauri, Vito Acconci, Gina Pane, Regina José Galindo.
La performance negli anni ha coinvolto vari ambiti disciplinari dalle arti visive all’architettura, al design, alla musica, al teatro, in quanto permetteva la rimessa in discussione del soggetto attraverso l’uso del corpo, un corpo liberato che si accompagnava alla critica della società esistente, anzi, era esso stesso critica. Per cui la performance è una forma d’arte in transito che produce una fuoriuscita dalla modernità, in cui il corpo era controllato, irregimentato, ingabbiato mentre non è un caso che essa assuma uno statuto di “movimento” proprio a partire dagli anni Sessanta, ovvero gli anni della contestazione, gli anni della rimessa in discussione di ruoli e comportamenti. Va inoltre considerato che è stato un ambito di ricerca che ha toccato non solo differenti discipline ma anche differenti continenti quali l’Europa, le Americhe ma anche l’Asia, con gli artisti appartenenti al gruppo giapponese Gutai o altri trasferitisi in occidente come Yoko Ono, che spende la sua femminilità esposta al sacrificio di se stessa e del coreano Nam June Paik, che agisce attraverso l’impiego delle nuove tecnologie video. Sempre in questo decennio, Michelangelo Pistoletto, con la performance de “Il Baldacchino” (1968) mette in processione la relazione sociale, Giuseppe Chiari attiva ed espleta, con i “Gesti sul piano”, la tradizione Fluxus in cui è il caso a generare il senso. Verranno presentate inoltre azioni realizzate da architetti e designer radicali come i gruppi di Superstudio, Archizoom, UFO di Firenze, i londinesi Archigram e Ugo la Pietra.
E ancora gli anni Settanta, con Joseph Beuys e la sua azione sociale e di relazione, Marina Abramovic, in coppia con Ulay, che realizza una performance sulla resistenza delle potenzialità e limiti fisici e psichici del corpo, Gina Pane, Gilbert & George che mettono in opera il proprio corpo come sculture viventi e Luigi Ontani che impersonificherà la pittura con i famosi tableaux vivants; Global Tools con Sottsass e tanti altri protagonisti della nuova architettura e del design come l’anarchitetto Gianni Pettena, le aperture postmoderniste dello Studio Alchimia di Adriana e Alessandro Guerriero che rimetterà in opera i famosi abiti-architetture denominati “Arredi Vestitivi”, Alessandro Mendini, traghettatore tra modernità e postmodernità. Nonostante negli anni Ottanta sembri trionfare la pittura, la performance trova espressione nel campo del design con Alessandro Guerriero, Alessandro Mendini, Anna Gili, Cinzia Ruggeri e la sperimentazione musicale di Laurie Anderson.
Negli anni ’90 invece si assiste a una grande ripresa del genere con artisti che criticano il sistema politico e sociale americano come Paul McCarthy e Mike Kelley, con l’indagine sull’espositività e posizionamento tra moda e arte di Vanessa Beecroft o quelle interetniche della bosniaca Maja Bajevic. E ancora negli anni 2000 con quelle di autori come Simone Berti, le performance di relazione di Marcello Maloberti, quelle caravaggesche dell’inglese Matthew Stone, quelle politiche del kosovaro Sislej Xhafa, dello spagnolo Santiago Sierra, della guatemalteca Regina José Galindo, quelle ambientali di Massimo Bartolini e dello sguardo alla storia dell’arte di Yoshua Okón e Tino Sehgal. Saranno inoltre presentate molte performance live di giovani artisti internazionali emergenti tra cui Armando Lulaj, Matteo Rubbi, Taus Makhacheva, Lin Yilin, Adelita Husni-Bey, Emirjana Bici…
Spaziando tra arte, moda, cinema, musica, teatro, architettura e design l’evento intende riflettere perciò sulla riappropriazione della performance da parte delle arti visive, come massima espressione di questa nostra contemporaneità precaria e imprevedibile.