L’immagine come oggetto pregno di senso, luogo in cui si innestano dinamiche sensibili e assiomi culturali. Una tematica che appare inesauribile nella società contemporanea dove il sistema capitalistico ha fatto proprie tali strutture. E una mostra, un’altra mostra che affronta questa problematica critica attraverso metodologie varie: appropriazione, ripetizione, serializzazione.
La mostra in questione è Still Life presso l’irlandese Lismore Castle Arts, è stata inaugurata lo scorso 9 aprire e sarà visitabile fino al 30 di settembre 2011. L’evento, curato da Polly Staple, accoglie le esperienze artistiche di Gillian Carnegie, Anne Collier, Mark Leckey, Sherrie Levine, Seth Price e Richard Wright. Tutti gli artisti in questione lavorano analizzando il lato manifesto del dato, se Gillian Carnegie esplora ossessivamente l’immagine pittorica “di genere”, Anne Collier si appropria di immagini fotografiche connotate da un forte impatto mediale, Marilyn Monroe su tutte. Sono immagini il cui apparato culturale appare talmente forte e al contempo ci viene offerto in modo tale che esso si trasformi in qualcos’altro, qualcosa che trae forza non solo dal contesto in cui è situato ma le cui dinamiche sono intrinseche all’immagine stessa e ogni volta ricodificabili. Quale riferimento migliore, se non quello ormai celeberrimo che Sherrie Levine suggerisce trasponendo a sua volta l’orinatoio-fontana duchampiano. Non più mero oggetto di uso quotidiano, non più opera cardine nell’immaginario collettivo contemporaneo ma qualcos’altro, qualcosa che si situa tra i due, un’esperienza che si muove in un’ennesima direzione dove la sua natura effimera, luccicante ne mette in luce gli inquietanti risvolti che è venuta ad assumere nel tempo.
Anche il contenitore espositivo appare poi particolarmente interessante per la comprensione della tematica propostaci; si tratta infatti dell’ala di un castello circondata da giardini, un’emblematica appropriazione di un genere romantico che ora, ridefinita secondo le esigente contemporanee, si appresta a diventare luogo di indagine formale. A tal proposito, l’artista Richard Wright ha realizzato un’istallazione site-specific che integrerà l’esposizione.
L’evento inoltre sarà occasione di scambi e conversazioni con gli organizzatori e gli artisti stessi. Una ulteriore opportunità dunque per riflettere, attraverso il tema proposto, su una più ampia accezione dell’opera d’arte contemporanea. Se essa non può più essere definita in maniera assoluta, se deve tener conto della situazione in cui viene assimilata, adesso ci accorgiamo anche che all’interno di queste dinamiche essa è tuttavia in grado di offrirci, ogni volta, una nuova possibile comprensione la cui natura autoreferenziale è in relazione al contesto, ma non completamente risolvibile in esso.