Il 31 marzo è apparsa sul Corriere del Mezzogiorno una notizia che sui magazine d’arte contemporanea è sfilata un poco in sordina. Questa nuova è invece abbastanza preoccupante e va analizzata con i dovuti riguardi del caso, visto che stiamo parlando dell’ennesimo esempio di un sistema dell’arte ridotto ai minimi termini. Ci riferiamo a Karim Rashid ed alla sua ultima fatica per il progetto “Stazioni dell’Arte” in quel di Napoli.
Questa iniziativa sarebbe già di per sé criticabile visto che l’ultima “posa” di un’opera d’arte in una stazione della metropolitana della città partenopea risale al 2002 con la fermata di Piazza Dante, impreziosita da creazioni di Gae Aulenti. Oggi però vorremmo analizzare l’operato del designer Rashid. Ebbene, lo scorso lo scorso 26 marzo è stato inaugurato il progetto del celebre designer, realizzato in collaborazione con l’Atelier Mendini nella fermata “Università” di Piazza Bovio. L’inervento di Rashid ha riscosso applausi a scena aperta ma non tutti sono rimasti contenti. Come riporta il Corriere, qualcuno ha giustamente notato che una scultura di Rashid (come da foto) somiglia in modo imbarazzante ad un’opera di Renato Giuseppe Bertelli, sarebbe a dire Profilo continuo di Mussolini del 1933.
Si è parlato di apologia ed anche di citazione storica, secondo il nostro parere si tratta di mancanza di idee. Già signori miei, stiamo parlando proprio di quella penuria di creatività che ormai ha posato ovunque le sue affilate grinfie. Il bello è che l’Italia è il paradiso degli artisti internazionali senza idee e l’inferno per i giovani talenti nostrani ingiustamente dimenticati. Così capita che un Rashid qualunque è libero di riproporre l’opera di un nostro artista (ahimè un opera di stampo fascista ma pur sempre intuitiva) e “rivendercela” con ottanta anni di ritardo. Sorrisi, strette di mano, foto con sindaco ed istituzioni. Famiglia Cristiana ha da poco pubblicato un articolo intitolato Karim Rashid, il designer democratico, buffo perchè dalle nostre parti la parola “democrazia” ha forse assunto un significato ben diverso. E lo spettacolo dell’arte contemporanea continua, in piena democrazia. Poco importa se quello, dopotutto, è un profilo di Mussolini.
Micol Di Veroli