Il progetto FLUXUS BIENNIAL, curato da Achille Bonito Oliva per l’Auditorium, è strutturato in una serie di “piccole grandi mostre” di alcuni protagonisti di Fluxus. Attorno a ogni appuntamento espositivo è abbinato un calendario di concerti e performance, storiche e contemporanee, che coinvolgono artisti ai quali viene chiesta una rilettura di quello spirito di immediatezza e di relazione/interazione con l’individuo alla base della filosofia e dell’estetica “intermedia” Fluxus. Dopo George Maciunas, George Brecht, Wolf Vostell e Nam June Paik sarà la volta di Giuseppe Chiari.
La mostra, allestita in AuditoriumArte, si inaugurerà il 29 aprile e resterà aperta al pubblico fino al 12 giugno. Dopo l’inaugurazione della mostra il 29 aprile, alle ore 21 in Teatro Studio, si terrà la performance live di Alvin Curran “Chiari ossia dj Beppe meets King Kong da Beethoven”. La serata è uno degli eventi di Afterfluxus, il ciclo di performance e spettacoli organizzati in occasione delle mostre fluxus.
La mostra di Giuseppe Chiari ideata per lo spazio espositivo dell’Auditorium Parco della Musica nasce dalla considerazione che nella sua attività artistica musica e parola hanno sempre viaggiato su due binari paralleli, spesso incrociandosi e scambiandosi l’una con l’altra. Sostenitore dell’interazione tra musica, linguaggio, gesto e immagine, Chiari ha infatti elaborato azioni concepite come brevi brani che confluiscono, di volta in volta e senza un ordine prestabilito, in complesse pièces musicali, tese a esaltare la libertà espressiva e il concetto di indeterminazione del fare artistico. Chiari ha infatti composto “musica d’azione” basata su un complesso metodo di esecuzione che, accanto agli strumenti tradizionali, assume come componenti essenziali elementi sonori casuali o aleatori (acqua, foglie secche, sassi) che offrono lo spunto per rielaborazioni e azioni che trovano proprio nella casualità e nell’improvvisazione la costante essenza della sua ricerca (Gesti su un piano, 1962; La Strada, 1965; Suonare la città, 1965).
La mostra presenta due installazioni che hanno come protagonista due pianoforti, naturalmente manipolato e denaturato dall’intervento dell’artista. Alle pareti un compendio delle note partiture di Chiari, da quelle storiche degli anni Sessanta a quelle più recenti degli anni Ottanta e Novanta. Queste partiture mostrano l’evoluzione del suo lavoro, anche pittorico, in cui i segni delle note o le rappresentazioni grafiche dei gesti da compiere assumono un’evidenza visiva tale da imporsi anche quali immagini autonome, e puri prodotti visuali, fino alle realizzazioni più pittoricamente elaborate della maturità che vedono l’uso del collage unito a segni, scritte e timbrature su pentagrammi e spartiti.
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