Flashart l’ha lanciata ed Artribune l’ha (giustamente) parzialmente smentita. Parliamo ovviamente della fantomatica Vittorione’s List, elenco sgangherato che dovrebbe comprendere il meglio della creatività italiana suddivisa per regioni. La lista in questione è stata stilata per concedere ai fortunati vincitori il privilegio di esporre nella Biennale Diffusa, vale a dire nei musei (non si sa bene quali) sparsi per l’Italia.
Inutile dire che la pubblicazione di quei nomi ha scatenato un vero e proprio putiferio nell’artworld dello stivale, provocando le ire degli esclusi. Ma come già anticipato, la lista di cui stiamo parlando non è definitiva, quella pubblicata da Flashart è un elenco di nomi che i collaboratori di Vittorio Sgarbi avevano stilato molto tempo fa, prima delle varie buriane e prima che Sgarbi stesso si dimenticasse sia di Arthemisia (service che si sta occupando di organizzare la Biennale Diffusa) che degli stessi collaboratori. Già perché la lista definitiva, ammesso che esista, è ancor peggio di quella che sta girando in questi giorni, questo perché i pochi nomi validi presenti hanno giustamente deciso di ritirarsi da un impietoso massacro. Vi starete chiedendo come la scrivente possa essere al corrente di tutto ciò, la risposta è molto semplice: gran parte degli artisti che si sono ritirati sono in realtà ottime conoscenze, sia per me che per altri addetti del settore.
Capirete perché proprio ieri sorridevo alle parole di un Luca Beatrice che ha definito le scelte di Sgarbi come il frutto di una “illogica follia che ha fatto saltare la logica degli schieramenti”. Peccato che non è stato Sgarbi a rifiutare il sistema dell’arte ma è stato quest’ultimo ad aver abbandonato il vulcanico critico, con le defezioni multiple e quanto altro. Per stilare le sue liste Sgarbi si è completamente spaparanzato sul sistema dell’arte nazionale, Arthemisia ha infatti mandato lettere a destra e a manca a gallerie private, artisti, curatori, critici e giornalisti, evitando di compiere un’accurata selezione del personale addetto (scusate la ripetizione) alla selezione.
Chi controlla i controllori? In questa baruffa c’è ben poco da controllare e va da sé che i selezionatori, gran parte dei quali troppo inesperti, si sono affidati ai loro amici artisti che a loro volta hanno chiamato altri artisti, in una specie di vera e propria piramide di paura dove tutti hanno inserito tutti , fino a giungere all’auto-inserimento. Nel Padiglione Italia inoltre, il “salto della logica degli schieramenti” attuato dal Vittorione Nazionale è in realtà un salto all’interno degli schieramenti da televendita televisiva. L’unica vera consolazione è che questa Biennale degli artisti utilizzati come pedine degli scacchi, questa Biennale dei selezionatori che invitano altri selezionatori, questa Biennale del “Vado via. Anzi no, rimango!” sarà l’ultima prima della grande rifondazione dell’arte contemporanea italiana.
Micol Di Veroli
antonio arévalo 27 Aprile 2011 il 18:46
Brava! Brava! continuano gli applausi, e i brava! brava Barbara. Non sai che sollievo leggere questo articolo. Non se ne poteva più.
Micol Di Veroli 27 Aprile 2011 il 21:06
Grazie Antonio!!! ma chi è Barbara??? hihihihihi