Si chiude con un Testamento il ciclo di installazioni ambientali intitolato Devozioni e sviluppato da Gian Maria Tosatti dal 2005 ad oggi. Questa decima tappa, curata da Alessandro Facente e prodotta dalla Fondazione VOLUME!, rappresenta l’apice di una sofferta meditazione sul tempo e sulla memoria dove la totalità dell’esperienza umana appare come un grande silenzio fra due pensieri, un silenzio riempito dal lontano e disturbato suono di un messaggio radiofonico.
La solitaria missione esplorativa del fruitore all’interno della Torretta dell’ospedale San Camillo di Roma diviene un tentativo estremo di afferrare la realtà attraverso ciò che di essa rimane, in un’ascesa fisica proporzionale ad una discesa della coscienza all’interno del ricordo. Il termine testamento è una derivazione dell’espressione latina testari, vale a dire testimoniare, accertarsi di qualcosa e questo è esattamente ciò che accade al visitatore mentre ramingo ed inquieto si aggira per stanze abbandonate e fatiscenti, alla ricerca della consona fisicità degli oggetti. Ciò che è possibile testimoniare è invece l’impossibilità di afferrare la vera essenza degli stessi. Questa rivelazione conduce il visitatore in un vero e proprio sentiero di espiazione.
Ripida e scoscesa è l’ascesa verso la conoscenza, aspra la salita verso la chiarificazione dei propri errori e delle proprie paure ed in questa telemachia interiore la struttura della Torretta si trasforma in una sorta di “Zona” tarkovskiana, dove per assurdo si compie un allontanamento dell’uomo dall’umanità, un sofferto distacco da presenze architettoniche che si ergono come superstiti inutili di memorie comuni.
Testamento è forse la rappresentazione perfetta di un decadimento biologico e strutturale che si apre alla neutralità della materia primigenia, un’involuzione/evoluzione che rende manifesto l’aspetto drammatico e meraviglioso del meccanismo vitale. L’installazione ambientale di Gian Maria Tosatti rimarrà in visione fino al prossimo 11 giugno 2011 dalle ore 16 alle ore 21. Inutile aggiungere che in questi tempi, caratterizzati da una creatività rarefatta ed impersonale, sarebbe un vero sacrilegio lasciarsi sfuggire questa perla di rara e delicata bellezza.
Micol Di Veroli