Non parla mai delle sue opere ma delega ogni esegesi ai suoi pupilli Massimiliano Gioni (prima) e Francesco Bonami (poi), ama divertire e stupire il pubblico con veri e propri tiri mancini che sovente riempiono le pagine dei tabloid di tutto il mondo. Ovviamente si parla di Maurizio Cattelan, quello dei bambini impiccati e del Papa travolto da un meteorite, per intenderci.
Personalmente ho seguito con interesse e meraviglia molte peripezie dell’ex enfant terrible dell’arte contemporanea, tanto da inserirlo in un capitolo del mio libro Oltre Ogni Limite, descrivendo in tal guisa la sua poetica: “Cattelan ha sin dagli esordi proposto una linea creativa beffarda, mirata non a sovvertire il sistema di cui ogni artista fa parte bensì ad evidenziarne gli aspetti più popolari, patetici ed imbarazzanti, scatenando così velenose polemiche ma anche profonde riflessioni. Grazie alla sua inesauribile carica ironica, il mondo dell’arte ha improvvisamente scoperto di essere chino su se stesso, avviluppato in un simbolismo ermetico e pretestuoso da cui è però possibile fuggire per brevi momenti, saltando oltre la staccionata e canzonando chi vi rimane all’interno”. In questo articolo ho però apostrofato Cattelan come “ex enfant terrible” questo perchè ad un certo punto della storia l’intero meccanismo del suo motore creativo, poggiato su ironia e veleno, si è irrimediabilmente inceppato. Il dito medio davanti alla Borsa di Milano e la strana vicenda del suo portfolio apparso su W Magazine, fin troppo simile ad un’opera di Matthieu Lavanchy non sono altro che avvisaglie di un ristagno creativo che vede il nostro ridanciano amico giungere al giro di boa dei 50 anni con le polveri bagnate.
Cattelan è stato chiamato in extremis alla Biennale, della sua probabile presenza se ne era parlato circa un anno or sono. Cattelan che porta 2000 piccioni impagliati nel Padiglione Centrale mandando su tutte le furie gli animalisti per l’ennesima volta. Cattelan che con i suddetti piccioni rispolvera un’installazione del 1997 intitolata Turisti, a ribadire l’ormai annosa mancanza di idee. Cattelan che appare ripetitivo ed imbolsito, un poco come quei fuoriclasse del calcio che a fine carriera vanno a giocare negli Stati Uniti, per riempire gli stadi vuoti. Oggi le opere di questo grande artista appaiono non più come riflessioni sugli aspetti popolari, patetici ed imbarazzanti del sistema artistico nazionale ma parti integranti di un sistema-Cattelan che ormai si irride e si complimenta da solo.
Micol Di Veroli
Domenico 5 Novembre 2014 il 01:52
Di quale artista si parla?…ma non fatemi ridere…chi è il cursore di Manzoni.