Dal 4 giugno al 31 ottobre 2011 Cristiano Pintaldi è protagonista di Lucid Dreams, mostra personale a cura di Achille Bonito Oliva organizzata dall’associazione non profit romana Opera Rebis. Allestita all’interno dei suggestivi spazi di archeologia industriale dell’Ex Cantiere Navale di Castello, per la prima volta utilizzati per una mostra d’arte contemporanea, Lucid Dreams è inserita nel programma ufficiale degli eventi collaterali della 54. Esposizione Internazionale d’Arte, la Biennale di Venezia.
Attraverso una selezione di lavori pittorici di grande formato, per lo più inediti, Cristiano Pintaldi presenta un’articolata riflessione sulla nostra capacità di definire e percepire la realtà. Il titolo stesso della mostra, Lucid Dreams – sogni lucidi -, esplicita il pensiero dell’artista secondo il quale la realtà di cui facciamo parte sia un sogno in cui ciascun individuo è simultaneamente regista e attore del proprio film, creatore responsabile della propria visione. In questo senso l’aspetto tangibile dell’universo in cui viviamo è il risultato di circa sei miliardi di realtà, tanti quanti sono i punti di vista delle persone nel mondo. Ma esiste una mediazione, la realtà condivisa: tutti, infatti, riconosciamo come reale il punto di vista univoco creato dai media, che restituiscono la visione di una realtà filtrata da un’inquadratura e riproposta attraverso un monitor. In questo modo ognuno di noi diventa consapevole dell’esistenza di un doppio livello di percezione, quello di una realtà individuale, generata dal proprio punto di vista e quello della realtà condivisa, uguale per tutti, di cui l’immagine mediatica è la prova.
Questo doppio livello di lettura è il punto focale della ricerca di Pintaldi: da un lato la scelta dei soggetti dei suoi quadri, immagini significative nella formazione dell’immaginario collettivo forgiato dai nuovi media globali dagli anni ’50 a oggi, e dall’altro una pittura fatta di pixel, che traduce le immagini nel codice percettivo proprio delle trasmissioni video. La scomposizione pittorica dei soggetti in punti uniformi, rossi-verdi-blu, permette di percepire contemporaneamente sia la forma dell’immagine-realtà con i suoi colori corretti, sia la struttura di cui è composta, ossia i pixel RGB in equilibrio tra loro. La doppia natura della visione è così rappresentata dall’opera attraverso il colore come un’esperienza anomala del reale, suscitando nello spettatore una percezione che oscilla continuamente fra i diversi piani di realtà che essa stessa ha creato.