Molti non-esperti e non-aficionados dell’arte contemporanea stentano a comprendere i meccanismi sia produttivi che commerciali di questo grande circus. La maggior parte del pubblico non avvezzo non riesce a capacitarsi di come possano manifestarsi vendite di opere per cifre sbalorditive, altri invece provano sdegno per opere che “potevano essere fatte anche da un bambino di quattro anni”. Molto spesso questo tipo di apprezzamenti sono rivolti alle opere di Jackson Pollock, all’informale ed all’astratto ed in genere alle manifestazioni creative che forse il pubblico vede a portata di mano rispetto ad altri capolavori di arte moderna.
Ebbene noi tutti sappiamo che ad un più attento studio dell’arte contemporanea si arriva a comprendere i significati altri di quelle estetiche e quei segni apparentemente privi di senso. In questi ultimi giorni però abbiamo avuto modo di assistere ad un fatto assai bizzarro: alcuni dipinti in puro stile Pollock in mostra alla Agora Gallery di Manhattan sono in realtà il prodotto creativo di un bimbo di 4 anni.
A dire il vero si tratta di una bimba, vale a dire Aelita Andre piccola artista australiana con origini russe che dipinge in maniera impressionante creando opere a metà tra i capolavori di Pollock e gli spin paintings di Damien Hirst. Anche le movenze della piccola pittrice ricordano un poco quelle del celebre artista americano. Inutile dire che Aelita ha venduto gran parte delle opere in mostra a prezzi di riguardo, parliamo infatti di 24.000 dollari l’una.
Il punto della questione è però questo: Se è vero che Pollock è riuscito a costruire una mitologia attorno alla sua arte partendo dalle tradizioni degli indiani d’America sino a giungere alla concezione di un nuovo metodo compositivo contraddistinto da una estrema libertà d’azione, cosa mai si può scrivere di una bambina di 4 anni che dipinge in maniera totalmente spontanea e senza meccanismi concettuali? Questo potrebbe tramutarsi in un duro affronto ad una pletora di critici che tendono spesso ad infarcire di critichese i loro testi ma potrebbe anche rivelarsi come una delegittimazione di tutti coloro i quali hanno fatto dell’informale e dell’astratto il loro metodo espressivo prediletto. Oppure in ultima battuta potremmo ribadire che irruenza, spontaneità e creatività sono elementi presenti sin dalla nascita, siamo forse noi a reprimerli in età adulta con una serie di barriere filosofiche che alla piccola Aelita non interessano affatto e questo il grande Jackson Pollock l’aveva ben compreso.