Quando di si parla di performance o azioni incentrate sul corpo i primi nomi che ci vengono in mente sono Gina Pane, Marina Abramovic, Hermann Nitsch o Vito Acconci, oltre a tanti altri maestri che hanno utilizzato il nostro involucro terreno come campo aperto ad ogni tipo di sperimentazione creativa. C’è però un’artista che ha attraversato Fluxus, Body Art, Neo-Dada, Happenings e Beat Generation senza accostarsi a pieno a nessun movimento, un’artista che ha riaffermato con veemenza l’erotismo arcaico del corpo e la sua libertà universale.
Stiamo parlando di Carolee Schneemann (1939), artista americana che ha spesso sposato la causa politica e femminista anche se il suo concetto di femminismo è stato più volte rivolto alla liberazione dell’espressione sessuale piuttosto che alla manifestazione di una condizione di repressione del sesso femminile. Una delle performance storiche dell’artista è senza ombra di dubbio Meat Joy del 1964 azione in cui 8 soggetti parzialmente nudi si contorcono, danzando e giocando con vari oggetti, sostanze e cibo, una condizione simile ad un sabba erotico che per molti versi potrebbe allinearsi ai riti dionisiaci del Teatro delle Orge e dei Misteri di Nitsch che già a partire dal 1957 aveva cominciato a prendere una forma concreta.
Inutile aggiungere che Carolee Schneemann con Meat Joy, oltre al discorsi riguardanti corpo e gender, sottolinea la componente distruttiva, violenta e animale dell’essere umano che perde gran parte del suo potere grazie alla condivisione e alla catarsi che avviene tramite un vero e proprio rito di purificazione. Altra opera da citare è Fuses del 1967, un video dove l’artista fa sesso con il suo compagno James Tanney. La pellicola è costantemente accompagnata da un denso lirismo, reso ancor più evidente dagli interventi e dalle manipolazioni sulla celluloide mediante bruciature e colorazioni, un procedimento simile a quello di Stan Brakhage. L’artista raffigura la donna nel compimento di un atto sessuale, soffermandosi su dettagli espliciti ma destrutturandoli grazie agli interventi su pellicola ed al montaggio. In questo si attua una sorta di filtro che impedisce a pornografia e feticismo di entrare all’interno delle immagini sviluppando un messaggio in netta contrapposizione alla mercificazione della donna all’interno delle pellicole porno dell’epoca.
Una delle opere più celebri di Carolee Schneemann è senza ombra di dubbio Interior Scroll del 1975, una performance dove l’artista nuda ed in piedi estrae una lunga pergamena dalla vagina e la legge al pubblico un testo contenente una teoria critica sul corpo inteso come fonte di conoscenza. Inutile aggiungere che l’impegno sociale e creativo di Carolee Schneemann le ha concesso un posto d’onore all’interno della storia dell’arte contemporanea.
Micol Di Veroli