Sabato 25 giugno alle ore 18.00 in piazza Duomo all’Aquila verrà presentato Mattoni di Francesco Arena, il secondo intervento del progetto L’Aquila l’identità del contesto a cura di Francesca Referza e Maria Rosa Sossai. Con Mattoni Francesco Arena stabilisce un legame invisibile, ma potente tra il passato e il presente di Dresda e il presente e il futuro dell’Aquila. Dresda è un centro d’arte di importanza internazionale e di eccezionale bellezza, tanto da essere stata definita la Firenze sull’Elba. La città tedesca è stata scelta da Francesco Arena perché durante la seconda guerra mondiale (13-15 febbraio 1945) ha subito un terribile bombardamento con migliaia di vittime (le stime ufficiali oscillano fra 18.000 e 25.000).
Grazie alla collaborazione di Andreas Aumüller, Console Onorario d ‘Italia a Dresda, la terra utile a realizzare i Mattoni pensati da Francesco Arena per l’Aquila, è stata raccolta in quattro diversi punti della città tedesca, ossia nei pressi dello Zwinger, della Kulturrathaus, dell’Hellerauerau e del Museum für Militärgeschichte. La realtà de L’Aquila è chiaramente molto complessa – spiega Francesco Arena – credo che il mio intervento debba essere un interstizio poetico in mezzo alla distruzione, un monumento invisibile ma che è come una candela che brucia nel buio, anche se nessuno la vede; il mio intervento è rivolto alle mura delle case aquilane, alla loro possibilità di ricrescere come rampicanti sulle macerie. Il mio progetto prevede la realizzazione di alcuni mattoni di terra realizzati con terra proveniente da Dresda, la città che più di altre è stata distrutta dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale ma che è stata ricostruita; la terra di Dresda una volta era in aria perché le bombe sconvolgevano la sua natura, questa terra ora ferma e trasformata in mattoni, servirà per iniziare la ricostruzione del muro di un edificio pubblico. Saranno mattoni tra i mattoni, un pezzo di distruzione artificiale e ricostruzione utilizzata per ricostruire lì dove la distruzione è naturale.
Per realizzare l’intervento, mi farò spedire da Dresda venti chili di terra e con questa realizzerò dei mattoni che farò cuocere e che una volta pronti potranno essere portati all’Aquila e utilizzati per costruire. Questi mattoni faranno parte di muri della città che bisogna tirare su e che lì resteranno. Per il giorno dell’inaugurazione si individuerà un solo luogo in cui porre qualche mattone e successivamente, in collaborazione con l’amministrazione della città, saranno scelti gli altri edifici. Credo sia fondamentale disperdere i mattoni in diversi muri, visto che la terra utilizzata è tratta da diversi punti della città di Dresda. D’altronde l’invisibilità è la parte fondante dell’opera, un monumento che c’è, ma che non si vede, in antitesi con la retorica di tanti altri monumenti, un monumento dislocato in vari luoghi, come reazione all’idea del monumento da piazza. In municipio a Palazzo Margherita, in piazza Palazzo a L’Aquila invece sarà collocata una lapidella di piccole dimensioni (cm 30 x 20).