Giusto la scorsa settimana vi avevamo parlato dello strano pasticcio Art In the Streets. La grande panoramica sulla street art ospitata dal MOCA di Los Angeles guidato da Jeffrey Deitch doveva far tappa al Brooklyn Museum di New York ma in seguito la prestigiosa istituzione aveva cancellato l’evento in programma, palesando delle non meglio precisate difficoltà economiche.
Alla luce di quelle strane dichiarazioni qualcos’altro è successo e tutto ciò ha portato ad un brusco cambio all’interno del board della fondazione del Brooklyn Museum. Norman Feinberg, da cinque anni direttore del board, è stato infatti rimpiazzato da John Tamagni. Forse per il museo è giunta ora di cambiare anche la direzione visto che Arnold Lehman (attuale direttore) nel corso di questi ultimi anni ha inanellato una bizzaria dietro l’altra, perdendo il contatto con il pubblico a causa di mostre flop come Star Wars: la magia del mito (del 2002) o come Who Shot Rock & Roll: A Photographic History, 1955 to the Present, inaugurata lo scorso inverno con il malcontento generale. Insomma forse una rinfrescata generale potrebbe essere una buona medicina contro una linea culturale da rivedere. Nel frattempo la grande artista Nan Goldin ha rilasciato una bellissima intervista al magazine online Artinfo in occasione del suo ritorno a Londra dopo dieci anni d’assenza dalla capitale del Regno Unito.
Ad un certo punto però l’intervista assume dei toni assai lugubri, la grande fotografa ha infatti dichiarato quanto segue al celebre magazine: “Ad un ceto punto la maggior parte della scena dell’arte internazionale voleva che io commettessi un suicidio perché le mie opere avrebbero guadagnato quotazioni.Galleristi e dealers Non volevano avere a che fare con la mia difficile personalità, da morta avrebbero potuto farmi diventare un mito in maniera più semplice. Fortunatamente sono riuscita a farcela anche da viva. Hanno continuato a volermi morta per anni ma non si tratta di un’affermazione tragica. Trovo solo interessante che il mondo dell’arte abbia paura degli artisti viventi”.