L’attesa sale davanti a una piccola porta anonima che dà accesso alla Street View della Galleria Lorcan O’Neill di Roma. Una piccola folla di gente, in fila, aspetta il suo turno per entrare. Finalmente l’uscio si apre, appena il tempo per addentrarsi, per poi richiudersi subito alle proprie spalle. Lo spettatore si ritrova d’un tratto all’interno di una stanza buia di piccole dimensioni. Poiché le vetrate sono state opportunamente mascherate da pareti mobili di cartongesso, si crea un’atmosfera affine alle sensazioni che l’opera suscita nello spettatore.
L’assenza di aperture verso l’esterno aumenta, infatti, quel senso di soffocamento dovuto anche al calore del videoproiettore che riproduce le immagini sulla parete di fronte all’ingresso. Lo sguardo è rapidamente catturato dal video Until the End, il nuovo lavoro presentato dai MASBEDO (Nicolò Massaza, Milano, 1973 e Jacopo Bedogni, Sarzana, 1970; entrambi lavorano a Milano) che, in una sola sequenza, illustra, in primo piano, la figura ossessiva di piedi scalzi, sporchi, lividi, unico soggetto dei lunghi cinque minuti del video in cui è raccontata la loro storia (e la loro verità brutale, la loro bruttezza, li avvicina a quelli di Pietro nella Crocefissione di S. Pietro di Caravaggio). L’ideale della ballerina soprannaturale degasiana è perciò messo in crisi proprio attraverso quei piedi nudi e sporchi di una sua sosia contemporanea, impossibilitata a volare verso un universo migliore. Il video, a colori, già nel suo incipit trasmette quell’inquietudine e quel senso di soffocamento provati appena entrati nella stanzetta Tutto parte da un plié, da un sollevamento verso l’alto, represso sul nascere da una forza superiore. A fatica la ballerina riesce a stare sulle mezze punte, rimanendo, nonostante gli innumerevoli sforzi, ancorata alla terra. Dunque, quella dei MASBEDO non è più la ballerina idealizzata da Degas, simbolo di libertà, leggiadria, di eleganza, ma si è trasformata in un soggetto anonimo, costretto a seguire le imposizioni del sistema.
Il video dei MASBEDO emana carnalità, corporeità, verità. La loro è una riflessione per la riaffermazione della semplicità, accostandosi a quella pascoliana delle piccole cose. Così i MASBEDO compiono una denuncia sociale, velata e sottile, opponendosi ai canoni estetici femminili imposti dalla società e dalla moda attuale.