Chi ha ancora voglia di ascoltare qualche barzelletta su James Franco ed il mondo dell’arte contemporanea? Ovviamente noi non raccontiamo storielle e sinceramente pensiamo che questa storia dei divi di Hollywood e delle popstars i quali cercano ostinatamente di entrare nel mondo dell’arte visiva, abbia un poco passato la misura. Eppure loro, gli attori ed i grandi cantanti, non hanno intenzione di limitarsi al loro campo d’azione ma tentano ogni giorno di irrompere in ciò che non gli compete.
Ecco quindi che Sylvester Stallone inizia a dipingere, Lou Reed a Fotografare, David Byrne a creare installazioni e la peperina Lady Gaga a spacciare i suoi concerti in vere e proprie performance. Ma noi eravamo fermi al nostro James Franco. In pochissimo tempo il nostro beniamino è riuscito a farsi organizzare una mostra nella prestigiosa Gagosian Gallery ed era già pronto a sbarcare alla presente edizione della Biennale Di Venezia con la sua video installazione Rebel, dedicata al mito di James Dean, quando alcuni non meglio precisati problemi l’hanno costretto a posticipare l’intera faccenda: “Franco ha deciso di posticipare l’inaugurazione di Rebel a data da destinarsi. Ancora al lavoro per perfezionare Rebel e arricchirlo con altre installazioni, sarebbe infatti orientato per una esposizione in una nuova location e più in là nel tempo.” Così scriveva il quotidiano The Independent qualche settimana fa.
Ma l’indaffarato Franco ha successivamente preso un nuovo impegno. La celebre star ricoprirà il ruolo di professore nientemeno che al MoMA di New York. Il museo ha infatti da poco istituito una serie di seminari sulla pratica artistica contemporanea con la collaborazione di artisti, musicisti, teorici e curatori. Franco, da buon prezzemolino, non poteva di certo mancare. L’attore, oltre a tenere una lezione, mostrerà al suo pubblico il video My Own Private River, riedizione del film di Gus Van Sant My Own Private Idaho. Insomma se continua di questo passo, James Franco prima o poi si metterà in testa di divenire teorico dell’arte e di trasformarsi in un novello Ernst Gombrich, o almeno reciterà la sua parte.
gino 19 Agosto 2011 il 10:39
Con ogni probabilità Franco come artista è migliore di un Vezzoli, e poi che importa se fa l’attore? In quanto attore sarà diretto da qualcun altro, ciò che conta è il risultato finale.
Rispetto alla star: meglio una vera star che una finta come Hirst, che ha smesso di dire cose interessanti quando ha deciso di diventare una star.
Rispetto a “ciò che non gli compete”: allora metà dell’arte contemporanea sarebbe un bluff? Potrebbe anche essere… Mi domando se non sia anche un problema di chi scrive d’arte, piuttosto.