L‘Archivio Giovanni Sacchi (Sesto San Giovanni, Milano) riapre dal 6 al 26 settembre 2011 con una mostra fotografica: Sesto Falck. Gabriele Basilico Fotografo. La mostra propone diversi scatti realizzati nelle aree ex Falck di Sesto San Giovanni nel 1999, in cui Basilico fotografa gli edifici fino a poco tempo prima centro della produzione dell’impresa.
In quest’area sopravvivono oggi grandiosi esempi di archeologia industriale: maestosi capannoni dismessi, strutture in acciaio e manufatti in cemento. Le ventiquattro fotografie – allestimento a cura di Magutdesign con Elena Catania – mettono in evidenza tutti i tratti caratteristici dell’opera di Basilico: l’uso incondizionato del bianco e nero, la totale assenza di presenza umana, quasi a contrapporre il silenzio fermo al rumore dell’attività delle fabbriche di ieri, e la resa spaziale, ottenuta attraverso un sapiente gioco di luce e prospettive.
Il fotografo Gabriele Basilico sarà presente giovedì 8 settembre alle 18.00 presso l’Archivio Giovanni Sacchi, in occasione del ciclo di incontri Parliamone, per presentare il libro Sesto Falck, testi di Pino Corrias e fotografie di Gabriele Basilico, edito da Silvana Editoriale (2011). Durante la presentazione interverranno Gabriele Basilico, Pino Corrias, Giorgio Oldrini, Sindaco di Sesto, Monica Chittò, Assessore alla Cultura del Comune di Sesto e Luigi Vimercati, Senatore della Repubblica. La mostra e l’incontro si inseriscono all’interno degli eventi organizzati a Sesto San Giovanni per celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia.
Le Acciaierie Falck, i cui stabilimenti occupavano circa un milione e mezzo di metri quadri del territorio della città, furono fondate nel 1906 da Giorgio Enrico Falck, con l’apertura dello Stabilimento Unione, seguito poi dagli altri: Concordia, Vittoria e Vulcano, la cui importanza crebbe fino a costituire il più grande gruppo siderurgico privato italiano. Dalla fine degli anni ’70 del secolo scorso, la città assiste a una progressiva riduzione dell’attività, fino alla chiusura definitiva dei forni a metà degli anni ’90. E i luoghi oggi dismessi dall’industria lasciano spazio a progetti di trasformazione e riqualificazione da parte di soggetti pubblici e privati, che ne acquisiscono la proprietà. Questi luoghi, insieme al Villaggio Falck e alle aree industriali in cui operavano altre importanti imprese italiane, come la Breda, la Ercole Marelli e la Campari, costituiscono il patrimonio nel quale si radicano l’identità e la memoria storica della città. E proprio per questi luoghi Sesto chiede il riconoscimento dell’UNESCO come patrimonio dell’umanità.