Non ti sta bene la mostra? Picchia la curatrice

di Redazione Commenta

Nayyar Ali Dada (architetto e proprietario della Nairang Art Gallery con Carmela Conroy

Il mestiere del curatore è  senz’altro difficile e quando si è donne tutto diviene ancor più problematico, visto che bisogna farsi valere in un mondo dove gli uomini detengono un’alta forma di potere. Tra le difficoltà del “mestiere” però, nessuno aveva mai pensato alle violenze di natura fisica. Eppure è successo anche questo, stiamo infatti parlando di uno spiacevole incidente occorso in una galleria di Lahore nel Pakistan.

Il 2 agosto scorso la polizia locale si è recata presso la Nairang Art Gallery a causa di una chiamata per “presunti atti immorali perpetrati all’interno della galleria”. Sul posto è giunta una pattuglia guidata dala capo della polizia locale Rana Zulifkar e, secondo quanto affermato dal direttore della galleria Nayyar Ali Dada, l’alto ufficiale ha iniziato un lungo diverbio con un avvocato che si trovava seduto al caffè della galleria con sua moglie. A quel punto la curatrice Amal Opal è intervenuta per sedare la rissa verbale e Zulifkar non ha fatto altro che colpirla, dichiarando: “tu gestisci un locale immorale”, tutto questo perché la curatrice stava indossando un vestito senza maniche. Inutile dire che l’intellighenzia pakistana si è subito schierata dalla parte della povera Opal ed alcuni intellettuali come Mubarak Ali, Mubashir Hasan e I.A. Rehman hanno deciso di organizzare una manifestazione fissata per il prossimo sabato contro gli eccessi dell’intolleranza religiosa.

Secondo quanto apparso sul Daily Times, la celebre critica e pittrice Salima Hashmi avrebbe già raccolto una centinaia di firme di altrettanti artisti per una petizione da inviare alle autorità governative, affinché questo genere di azioni non ripetano mai più. Certo è che la spirale di violenza contro le donne e contro la cultura perpetrata da certi estremismi religiosi deve essere fermata immediatamente. Noi di Globartmag ci schieriamo dalla parte della povera Amal Opal e chiediamo la fine di queste ingiustizie ai danni dei diritti umani e della libertà di pensiero.

 

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