Asuka Ohsawa ha un debole per gli alieni. Tale inclinazione le deriva da un primo contatto avvenuto nell’infanzia, quando la famiglia si trapianta dal Giappone negli Stati Uniti. “L’incontro ravvicinato” è pervaso dalle reminiscenze della seconda guerra mondiale, quando la quintessenza delle forze distruttrici si scatena proprio nel suo paese d’origine. “Noi Giapponesi siamo abituati ad avere a che fare con i disastri naturali (e non solo) dato che essi hanno sempre avuto un grande ruolo nelle nostre vite.
A tale proposito esiste un genere di raffigurazioni ottenute dall’incisione su legno chiamate “Mamazu-e” che letteralmente significa “I dipinti del Pesce gatto”, divenuti molto famosi dopo il terribile terremoto che colpì Tokyo nel 1855, a testimonianza della nostra consapevolezza dell’imprevisto e del disastro naturale”. Mamazu è il pesce-gatto che, secondo la tradizione giapponese, causa cataclismi dimenando la potente coda.Il male, nel racconto di Asuka Ohsawa, diventa invece la grande piovra, presente nella mitologia occidentale. L’ultima corposa produzione dell’artista (20 tavole, tempera su carta cotone di 56×76 cm ognuna) ritrae due “civiltà” che diversamente si relazionano con il mostro. Quella aliena sembra idolatrarlo, quella terrestre lo caccia per poi nutrirsene. Il popolo alieno teme la piovra e misura la sua potenza; i terrestri invece accettano spavaldamente la sfida, non curandosi delle insidie della lotta né delle probabili ripercussioni che un esito infausto potrebbe comportare. Lo spettatore si ritrova letteralmente al centro di un racconto epico in cui i concetti di bene e male sono percepiti e volutamente trasmessi dall’artista come arbitrari. Come annuncia il titolo stesso la mostra evoca l’immaginario semplice e immediato del videogioco giapponese “Space Invaders”.
Dall’estetica del videogioco infatti, Asuka riprende l’elemento della serialità con cui viene rappresentata la processione extraterrestre. Il metodo narrativo a “sviluppo circolare”, del tutto simile a quello di una comic strip, ma mancante di inizio e fine, concede all’osservatore una personale interpretazione della storia, suggerendo lo scenario di un futuro incerto. Con un’impeccabile tecnica Asuka fonde la tradizione figurativa orientale al glamour della migliore grafica d’autore americana dal dopo guerra ad oggi. Oltre alle 20 tavole che vengono disposte in segmenti lungo tutto il perimetro della galleria, l’artista predispone un ambiente totalizzante, intervenendo sulle pareti con motivi seriali a base di colori ad acqua e approntando per la prima volta anche tele di grandi dimensioni.
Inaugurazione giovedì 15 Settembre dalle ore 18.00
15 settembre – 22 ottobre 2011