Dal 28 settembre 2011 all’8 gennaio 2012, la GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo presenterà la prima mostra mai dedicata da un’istituzione italiana al lavoro di Tim Rollins e K.O.S. (Kids of Survival).
L’esposizione, realizzata in collaborazione con il Museum für Gegenwartskunst di Basilea – dove si sposterà a partire dal 21 gennaio 2012 – ospiterà una selezione di opere che coprono un ampio spettro di ricerca condotta da Tim Rollins (Pittsfield, ME, Stati Uniti, 1955), dal 1982 ad oggi, sull’arte come forma di collaborazione e sulla creatività individuale come agente di cambiamento sociale. Il lavoro di Rollins + K.O.S. è un inno poetico alla condivisione e insieme un appello politico alle potenzialità individuali: esso mescola la misura della cultura classica con l’esuberanza di quella di strada, la ricerca della bellezza con l’espressione della rabbia, la tradizione della pittura con il potere della parola come strumento di denuncia.
Quando nel 1982, a Tim Rollins viene proposto un periodo di insegnamento alla Public School 52 del South Bronx di New York, frequentata da ragazzi provenienti da contesti problematici e pertanto considerati soggetti a rischio, l’artista affronta l’incarico introducendo un metodo di insegnamento basato sullo sviluppo delle capacità individuali attraverso la lettura e il disegno. Per Rollins, infatti, l’emancipazione sociale e la liberazione del potenziale creativo insito in ciascuno di noi passano necessariamente attraverso una forma di auto-consapevolezza resa possibile dall’accesso alla cultura.
A partire da quel momento, autori classici e moderni della letteratura, della filosofia e della teoria politica diventano la materia prima di Tim Rollins e del suo gruppo di lavoro che sceglie come nome K.O.S. (Kids of Survival), ovvero “i ragazzini della sopravvivenza”. Scritti di Eschilo, Martin Luther King, Aristofane, Lewis Carroll, Dante, Gustave Flaubert, Franz Kafka, Omero, William Shakespeare, Malcom X e Carlo Collodi solo per citarne alcuni, vengono letti e discussi dall’artista e dal gruppo al fine di inventare, a partire da quelle pagine, un’iconografia trasposta successivamente su grandi tele.
Tim Rollins e i K.O.S. – attraverso il workshop “Art and Knowledge” istituito in seguito come struttura di formazione permanente – hanno realizzato una serie di opere che mettono in discussione il concetto di arte intesa come processo individuale e coniugano tra loro esperienze diverse. Il loro lavoro, infatti, riesce a unire erudizione e spontaneità, e a mettere insieme molteplici referenti storici: la delega dell’esecuzione e l’utilizzo della parola scritta come materiale artistico tipici dell’Arte Concettuale, la connotazione politica data ai materiali della quotidianità che troviamo nell’Arte Povera italiana, il concetto di estetica come dimensione del cambiamento sociale teorizzato da William Morris.
Trent’anni dopo la formazione del gruppo, Tim Rollins continua a lavorare con i K.O.S. anche se molti dei singoli membri sono cambiati nel tempo, lasciando spazio a ragazzi più giovani.
Il titolo dell’esposizione alla GAMeC di Bergamo ‘On Transfiguration’ chiarisce il legame che esiste tra le opere in mostra, ovvero il fatto di tematizzare in modi differenti il concetto di trasformazione. È questo il filo rosso che unisce tutta l’esperienza creativa del gruppo e lega tanto la scelta dei testi da studiare quanto i risultati visivi dei singoli lavori.
Pinocchio è un esempio di questo metodo: nel suo essere “potenzialmente” un bambino nascosto in un tronco di legno, la figura di Pinocchio rappresenta la metafora del processo pedagogico, e allo stesso tempo, la storia di un personaggio fantastico che descrive il passaggio da uno stato all’altro dell’identità, un’immagine estrema di cambiamento che racchiude la principale caratteristica dell’eroe epico: il pieno conseguimento di sé attraversato una serie di prove formative.
Nel lavoro di Tim Rollins + K.O.S. il concetto di ‘trasfigurazione’ è sia di natura concettuale e simbolica –relativo all’identità individuale – sia più strettamente inerente ai materiali e ai processi impiegati in pittura, che talvolta diventano momenti performativi. In molte delle opere esposte la metamorfosi è rappresentato dall’utilizzo di inchiostri sintetizzati a partire dall’uso di metalli, whisky, succo di mela, china e mostarda, e ancora sangue animale impiegato come pigmento. La mostra è quindi uno spaccato del lavoro del gruppo attraverso la chiave di lettura della conoscenza come mezzo di trasformazione individuale e collettiva.