Damien Hirst e Phillips de Pury hanno litigato, non si è trattato di una vera e propria rissa ma di un diverbio ben pesante, visto che la celebre casa d’aste è stata incolpata di aver venduto alcune opere incomplete prodotte dall’artista, ma andiamo per gradi. Nel 2002 Hirst produsse una serie di spin paintings dal titolo In a Spin, The Action of The World on Things, la serie in questione consisteva in alcune scatole, ognuna contenente un singolo dipinto ed ben 23 stampe numerate ed autografate dall’artista.
Ebbene, all’ultima asta organizzata da Phillips de Pury il dipinto è stato venduto indipendentemente dalle stampe, un poco come fanno quei commercianti che si vendono a parte il campioncino di shampoo allegato al bagnoschiuma, quello con su scritto “non vendibile separatamente” per intenderci. Morale della favola, la casa d’aste è riuscita a racimolare ben 73.250 sterline nel 2009 dalle vendite dei dipinti singoli e lo scorso giugno ha ceduto un altro dipinto della serie per circa 51.000 sterline (di cui il 4% di diritto di rivendita spetta all’artista). Il tutto senza includere nel lotto anche le famigerate stampe che presumibilmente sono state cedute a parte. Il bello è che giusto in agosto il dealer John Brandler voleva rivendere tre dipinti della serie In a Spin… corredati dalle stampe tramite Phillips ma la casa d’aste questa volta voleva vendere solo le stampe e non i dipinti. Alla fine Damien Hirst è venuto a conoscenza dell’intera faccenda e non l’ha presa molto bene. Già perché il furbetto dell’arte contemporanea non ammette furberie e macchinazioni tramate alle sue spalle.
Hirst ha quindi preso le sue contromisure ed ha formalmente invitato Phillips de Pury ha vendere le opere della serie In a Spin, The Action of The World on Things corredate dalle famigerate stampe. Di certo vendere le stampe assieme al dipinto rende meno che vendere i pezzi separatamente, ma trattandosi di un’opera pensata per essere venduta in blocco, la separazione dei pezzi non è un procedimento molto pulito. Del resto nel mercato dell’arte è permesso (quasi) tutto.