Quando si parla di premi e concorsi legati al mondo della cultura siamo soliti pensare ai meccanismi non troppo chiari, ai favoritismi, alle polemiche di pubblico e critica e chi più ne ha più ne metta. Parlando invece di architettura saremmo portati a pensare che tutti questi meccanismi non esistano. Ed invece anche nel mondo degli archistar le vicende poco chiare sono all’ordine del giorno, ma partiamo dal principio.
Nei giorni scorsi si è svolta la cerimonia di premiazione dello Stirling Prize, ambito e prestigioso alloro britannico organizzato dal Royal Institute of British Architects o, se preferite, RIBA. Il premio è riservato ai migliori progetti architettonici realizzati durante l’anno in corso. Per il 2011 la selezione finale comprendeva nomi pluriblasonati come O’Donnell and Tuomey, selezionati per il progetto An Gaelaras, AHMM per l’Angel Building, David Chipperfield Architects per il Folkwang Museum, Bennetts Associates per il Royal Shakespeare Theatre, Hopkins Architects per il Velodrome ed anche Zaha Hadid per la scuola Evelyn Grace Academy di Londra. Alla fine a spuntarla è stata Zaha Hadid che così facendo ha vinto il premio per il secondo anno di fila dopo quello meritatissimo del 2010 assegnatole per il MAXXI di Roma. Il problema sta nel fatto che consegnando nuovamente il premio a Zaha Hadid è lo stesso che affermare: “anche nel 2011 nessun’altro architetto è stato capace di fare meglio di lei”, concetto altamente offensivo per il resto dei grandi architetti selezionati, presenti al premio con meravigliosi edifici.
Le polemiche sono sbocciate sin da subito con Stephen Hodder, vincitore di una precedente edizione del premio e membro del RIBA che ha dichiarato: “Quest’anno non ha vinto il miglior edificio”. Rad Bennetsts di Bennetts Associates ha invece chiuso con un secco: “Pensavamo di essere meglio del Velodrome e molto meglio di Zaha Hadid. Jonathan Ellis MIller, fondatore dello studio d’architettura Ellis Miller ci è andato giù duro: “Questa vittoria invia a tutti un messaggio di stupidità e di totale noncuranza”.