Spesso le opere di arte pubblica si tramutano in un ricettacolo di bizzarrie, errori ed orrori che le amministrazioni propinano al malcapitato cittadino, il quale non può far altro che subirle senza diritto di risposta. A tal proposito, non molto tempo fa L’Espresso ha pubblicato un divertentissimo articolo dal titolo Piazza che vai, bruttura che trovi, dove vengono elencati alcuni monumenti sparsi su tutto il territorio del nostro martoriato Stivale.
C’è l’ormai celebre statua di Papa Giovanni Paolo II di Roma realizzata da Oliviero Rainaldi, quella di Don Camillo e Peppone di Brescello realizzata da Mario Rebeschini, quella dedicata ad Indro Montanelli realizzata da Vito Tongiani nei giardini pubblici di Milano e quella dedicata a Manuela Arcuri realizzata da Salvatino De Matteis per Porto Cesareo. Ovviamente la bella abitudine di posizionare dei monumenti di dubbio gusto nelle piazze cittadine non è un marchio registrato in Italia ma una pratica diffusa in tutte le nazioni del globo. Elencare in questo articolo le brutture sparse per il mondo sarebbe un esercizio di stile che potrebbe causare danni permanenti ai nostri lettori ma è comunque lecito citare almeno un singolo esempio. Lo scorso week end uno dei più grandi esponenti della Pop Art, vale a dire il maestro Claes Oldenburg, si è recato in tutta fretta a Philadelphia per inaugurare un nuovo monumento di sua produzione. La scultura in questione prende il nome di Paint Torch ed è stata posizionata giusto al di fuori della Pennsylvania Academy of the Fine Arts. Si tratta di un gigantesco pennello blu con la punta rivolta verso l’alto che raggiunge i 15 metri d’altezza.
Oldenburg è rimasto sul posto ad assistere all’installazione del monumento che è durata tutto il giorno ed è terminata con la posa dell’ultimo elemento: una bella massa materica di colore rossastro ai piedi del pennello. Insomma, da oggi anche la “città dell’amore fraterno” avrà il suo bel monumento orribile e strapagato da mostrare al mondo intero.