CHI: Mario Airò (1961 – Pavia), Tony Brown (1970 – Louisiana), Claude Collins-Stracensky (1975 – Lakewood), Paolo Gonzato (1975 – Busto Arstizio), Franco Guerzoni (1948 – Modena), Eva Marisaldi (1966 – Bologna), Katja Mater (1975 – Olanda), Liliana Moro (1961 – Milano), Nathaniel Rackowe (1975 – Londra), Davide Tranchina (1972 – Bologna), Mark Aerial Waller (1969 – High Wycombe), Silvio Wolf (1952 – Milano).
DOVE: Galleria Nicoletta Rusconi – Milano
QUANDO: 16 settembre – 5 novembre 2011
COSA: Marco Tagliafierro ha invitato il nutrito gruppo di artisti a riflettere sul pensiero pasoliniano attraverso un’opera di Georges Didi-Huberman: Come le lucciole. Una politica delle sopravvivenze. Le lucciole diventano simbolo di eccezione, ognuno di noi può essere lucciola, emanare luce, e librarsi in azioni liberatorie, essere inafferabili per un attimo. Pasolini credeva, nella sua visione drammatica, che le lucciole fossero scomparse, inghiottite dal neo-capitalismo. In realtà esistono ancora, piccole e nascoste, ma resistenti. Così gli artisti, ognuno con il proprio linguaggio, interpretano sul significato simbolico dell’oro come elemento estetico e come sinonimo di luce. Alcuni si interessano della lucciola insetto, altri del significato più ampio. Claude Collins-Stracensky elabora pesantemente materiali a lastre, mentre Nathaniel Rackowe gioca con gli effetti di luce gialla. Decisamente attuale la scultura appesa di Paolo Gonzato e sottili gli interventi di Franco Guerzoni.
PERCHÈ: La quotazione dell’ora ha smesso di salire, ma in questi ultimi tempi il metallo prezioso ci ha ricordato che è ancora potente. Riflettere trasversalmente, tra etica ed estetica, del significato sociale ed economico dell’oro è oggi imprescindibile. Secondo Georges Didi-Huberman è nei periodi più bui che le immagini possono essere lucciole nel buoi, cioè possono affrire appigli inaspettati. Gli americani hanno un modo di dire, “Stay gold” (Resta d’oro), mutuato dal verso di una poesia di Robert Frost che indica la capacità di restare puri, di non perdere l’innocenza dell’infanzia. Questa mostra sfortunatamente non aiuta molto la riflessione, nonostante gli intenti mi è parsa un po’ spenta, cosa che succede a volte a cercare troppo intensamente di cogliere nel segno.