Voi, proprio voi che state leggendo le mie parole in questo esatto momento. Sono sicura che fra di voi c’è un altissimo numero di giovani artisti, giovani giornalisti, giovani galleristi, giovani curatori e giovani critici. Sto parlando di gente che ha deciso di intraprendere una dura scalata sul ripido monte della scena dell’arte, gente che ha studiato e si è laureata o magari è divenuta maestro d’arte o ancora ha preso parte ad un costosissimo master.
Sto parlando di gente che mangia pane e arte da quando ricorda di avere dei ricordi, che la mattina si sveglia e la prima cosa che fa è aprire un magazine d’arte, che non si perde una mostra nella sua città, che quando va in vacanza non dimentica mai di visitare musei e gallerie locali e molte volte viaggia proprio in funzione dell’arte. Sono le stesse persone che lottano per entrare in una scuderia di qualche galleria che venda le loro opere senza specularci sopra, che lavorano come assistenti di galleria, scrivono tonnellate di articoli e curano mostre su mostre. Tutto per pochi spiccioli, qualche rimborso spese o forse nemmeno un soldo. Tutto per farsi le ossa, per tentare di agganciare qualche buona conoscenza (tanto in Italia si fa così) e per farsi conoscere. Poi un giorno qualcuno, non si sa chi, potrebbe notarli e dargli la tanto agognata possibilità. Ed allora si rincorre il sogno a testa bassa, sbrigando lavoretti part-time per pagare l’affitto.
Questo, signori, accade al 99% delle persone impegnate nel duro mondo dell’arte, l’altro 1% come potete ben immaginare non ha bisogno di rimboccarsi le maniche perché a questa piccola porzione di professionisti del settore tutto gira in maniera più semplice e lineare. I lavori fatti vengono ampiamente retribuiti, le opere prodotte vengono profumatamente pagate. Questo 1% di fatto vive anche grazie all’impegno incondizionato del 99%. Di questi tempi ciò dovrebbe essere ben chiaro a tutti i componenti di questo benedetto 1%.
daniela 7 Ottobre 2011 il 14:06
io so che tu sai che io so … e tutto continua a girare.
perché, purtroppo, i sogni a volte sono una brutta bestia.
un sistema incacrenito, in metastasi, che tutti vorrebbero abbattere ma che invece continuano ad accarezzare perché si conosce bene la fine del buon don quijote.