CHI: John Baldessari (National City, California – 1931). Architetto e artista concettuale, soprattutto grande vecchio molto copiato, d’altronde il citazionismo è uno dei vizi della nostra società. Fin da giovane Baldessari mostrò passione verso le parole come portatrici di significati profondi, le sue prime tele avevano per soggetto frasi dipinte a mano, ma essendo un perfezionista decise di adoperare metodi più scientifici: meglio le lettere per insegne della mano imprecisa. Da li in avanti la sperimentazione fu continua, adoperando ogni mezzo possibile e commistionando il liguaggio visivo con quello della parola scritta.
DOVE: Galleria Le case d’arte – Milano
QUANDO: 15 settembre 2011 – 29 febbraio 2012
COSA: Un piccola stanza, un po’ nascosta nel cortile di una casa, con le pareti tappezzate dalla semplice frase “I will not make any more boring art”. Null’altro.
PERCHÈ: Non ci fosse il gallerista a fissarti sarebbe un posto perfetto per la meditazione. Fondamentalmente non è una mostra, ma un monito di quelli da scolpirsi in testa, “Non farò più opere d’arte noiose”, un principio che soprattutto oggi bisognerebbe applicare a qualsiasi ambito.
L’opera ha origine nel 1971 quando invitato in un college in Canada la fece scrivere sui muri agli studenti, poi si filmò mentre lui stesso la scriveva su di un blocco note. La capacità di Baldassari è proprio quella di generare reazioni a catena all’interno del suo stesso operare, il tutto condito con una buona dose di ironia e autocritica. Un altro esempio? Nel 1970, non contento dei dipinti realizzati tra 1953 e 1966, decise di bruciarli e dalla ceneri dei quadri nacque un nuovo progetto: “The cremation Project”… John guidaci tu.