A Londra c’è il sole, un sole che non riscalda ma che riesce comunque ad illuminare la frenetica vita della City e ad allungare i suoi raggi sulle vetrine scintillanti e piene di ogni mercanzia. Già perché Londra è il tempio del commercio, ma anche della cultura. E’ dunque questa la Londra dell’Hayward Gallery, della National Portrait Gallery, della Tate, dell’ICA, degli altri musei la cui collezione permanente è fruibile in maniera totalmente gratuita.
E’ la Londra di Hauser & Wirth, di Haunch of Venison, della Lisson Gallery e delle tante altre gallerie private di alto bordo che non perdono il tempo di sciorinare la crema dell’arte contemporanea all’interno dei loro grandi spazi. Ed infine è la Londra di Frieze, la grande fiera dell’arte che ogni anno invade Regent’s Park con una struttura da sogno, totalmente immersa nel verde. Anche quest’anno Frieze non ha mancato l’appuntamento con il grande stile, tra visitatori vestiti di tutto punto pronti a mettere in bella mostra le loro vesti griffatissime e stand d’ampio respiro occupati dalle più prestigiose gallerie di tutto il mondo. Ebbene, anche se a qualcuno potrebbe non piacere, il confronto con le fiere della nostra Italia dobbiamo farlo. La sede della fiera è ben collegata ed al suo interno non mancano servizi curatissimi ed efficienti, con un’affluenza di pubblico a livelli record la ristorazione e le altre strutture funzionano in piena regola senza far provare al pubblico il minimo stress. Gli stand sono ben disposti e le gallerie in fiera sono selezionatissime. Tutto gira ai massimi regimi ma ecco che arrivano le note dolenti. La dimensione fieristica è una sorta di franchising dell’arte contemporanea. Tra Frieze, Art Basel e Arte Fiera vi sono differenze di stile ma tutto sommato l’aria che si respira è sempre la stessa, come se queste tre manifestazioni fossero rispettivi tasselli di un know-how ormai ben rodato e confezionato.
Anche le proposte di ogni singola galleria risultano un poco livellate, uguali in tutto il mondo insomma. Tutto scorre senza troppe emozioni, ogni artista fa il suo bel compitino senza sbavare e senza coinvolgere troppo uno spettatore già stordito da luci e stanchezza. Sempre meno video arte, sempre più installazioni e sculture senza un preciso senso. La pittura resiste ma va detto che qui in Inghilterra la pittura ha sempre giocato un ruolo ben preciso all’interno del mercato. Certo i mostri sacri dell’arte sono sempre lì: c’è Kapoor, c’è Hirst, insomma ci sono tutti. Loro sono una consuetudine ma le novità sono quasi sempre da sbadiglio. Insomma, c’è piaciuta Frieze? Si, ma le fiere sono un carosello su cui è piacevole salire solo per un breve lasso di tempo.