Io credo che Carnage sia un bel film a causa della tensione che crea l’idea di un piccolo quotidiano che si esplicita in quotidiano dramma del non detto. Questo dramma viene palesato mano che la finzione della vita scema a causa del tempo e del logorìo.
Qualcosa che avviene dentro la psiche si nasconde e si sottintende ad ogni piccola battuta, non un refuso, non un lapsus, un tentativo di indagare il remoto o il sovrappensiero ma addirittura il frustrato, il sotto pelle, il nervoso vibrante adattarsi all’accettatazione contenuta e convenuta da tutti i contendenti.
Non solo per questo inoltre, ma anche per quel senso di jungla evoluta ai suoi massimi livelli che siamo. Siamo l’occidente e siamo marci, e il complesso di colpa ci logora e ci spinge ad un outing suicida.
In questo film si passa in un solo ambiente con soli quattro attori dal genitoriale dover risolvere un disguido tra i figli (il figlio di una coppia ha colpito l’altro procurandogli dei danni ai denti) fino ai rapporti tra mariti e mogli ormai logorati e avvelenati (tutti fintamente uniti in occasione dell’incontro chiarificatore appunto, per i figli)… e da lì fino al mondo del lavoro, (le case farmaceutiche per cui lavora come avvocato uno dei due padri ha brevettato un farmaco, forse pericoloso alla salute, la notizia va nascosta).
Quello che succede al film è un’attaccamento appiccicaticcio al momento liberatorio impossibile, agognata ma incomprensibile la crisi si trasforma in desiderio di altra crisi, si incanala, i quattro non riescono a salutarsi e a separarsi, è al via una seduta d analisi collettiva in cui la liberazione non può essere assicurata, non come trasformazione in felicità.